«La crescente fragilità educativa delle famiglie ha una specifica origine nella difficoltà a reggere le tensioni conflittuali con i figli».
Daniele Novara, uno dei più stimati pedagogisti italiani ed esperto nella gestione dei conflitti, è parte della Comunità Educante di Bambini e Genitori, il primo Ente NOprofit a sostegno delle famiglie.
Novara ha recentemente presentato a Piacenza, davanti a una platea di oltre mille iscritti, la ricerca «Carenza/Competenza Conflittuale nei genitori». Con il suo Centro Psico-pedagogico, ha coinvolto 2.304 genitori di cui 803 richiedenti aiuto nell’educazione dei figli a cui sono stati somministrati questionari ad hoc.
Cosa sta succedendo ai genitori di oggi?
«Sono fragili e narcisisti. E mal sopportano il comportamento filiale. I figli però continuano a fare i figli, sono gli adulti che fanno fatica a fare i genitori, a vivere i bambini nella loro natura evolutiva. Che un ragazzo sia vivace e si ribelli è cosa assolutamente sana, mentre non lo è il genitore che va in ambasce, entrando in uno stato di profonda ansia e preoccupazione che nelle ipotesi peggiori sfocia in tendenze autolesive, vissute soprattutto dalle madri, o in comportamenti aggressivi. Ecco perché penso che serva più formazione pedagogica e che le famiglie non vadano lasciate sole. Altro che “bonus psicologo”, il vero servizio che le istituzioni pubbliche dovrebbero garantire è un parental counceling gratuito».
In particolare, come dovrebbero essere aiutate le famiglie?
«Dovrebbero essere aiutate ad acquisire competenza conflittuale, ovvero quella la capacità di sostenere la tensione relazionale affrontandola come una situazione gestibile e trasformativa. Tale competenza, il saper litigare bene, può essere appresa attraverso esperienze educative e relazionali. L’incapacità di sostenere la tensione relazionale espone le persone a un maggior rischio di violenza verso gli altri o verso sé stesse. È invece possibile trasformare la carenza in metodo. La capacità di “stare nel conflitto” diventa così una vera competenza di salute: uno strumento educativo, psicologico e sociale per vivere meglio le relazioni e prevenire comportamenti distruttivi».
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Qual è il segreto per gestire serenamente i conflitti con i figli?
«Agire la distanza. Davanti ad una persona arrabbiata, è inutile buttarsi nella rissa e ribattere o fare i permalosi. È poi esiste un grande equivoco di fondo: i genitori non possono e non devono essere amici dei figli, non è necessario cercare la condivisione a tutti i costi o la confidenzialità. Non accettare che un ragazzo o una ragazza abbia una caratterizzazione non conforme ai nostri desideri è narcisismo puro. Gli adolescenti hanno tutto il diritto di volersi allontanare dai propri genitori, di non averli attorno come avvoltoi e di schivare i loro “spiegoni”».
Questa incapacità di gestire i conflitti si ripercuote anche sulla coppia genitoriale.
Cosa consiglierebbe ad una coppia con figli che ha deciso di separarsi?
«Sul sito del nostro Centro Psico-pedagogico è pubblicato un video sul metodo che abbiamo ideato per gestire al meglio una separazione, scorporando le questioni meramente giuridiche. Ho riassunto lo stesso metodo anche nel mio libro Organizzati e felici. In questo momento in Italia, purtroppo, i genitori separati non hanno informazioni adeguate sulla gestione educativa dei figli e pensano che la bigenitorialità perfetta, il “fifty-fifty” che consigliano gli avvocati sia la migliore strada percorribile. Peccato che la si applichi anche nella gestione dei neonati, causando aberrazioni quali la pretesa di certi padri di limitare l'allattamento alle madri per poter concorrere alla nutrizione col biberon, perdendo di vista il bene primario del bambino».
Quali sono gli errori più comuni in cui incappano mamma e papà quando si lasciano?
«Esempio eclatante: la “pizzata” con cui la sacra famiglia si ricompone. È una situazione da evitare perché risponde solo ad una logica narcisistica, quella di mostrare un'armonia che evidentemente non c'è e di liberarsi dal senso di colpa, rischiando al contrario di illudere la prole che poi si ritrova a perpetrare il trauma all'infinito. È noto, infatti, che almeno fino alla fine dell'adolescenza, il figlio di genitori separati desidera rimetterli insieme. Ecco perché rispettarlo e volergli bene implica il darsi chiarezza, non confusione».
Come restare genitori quando l'amore fra la coppia finisce?
«È necessario costruire un progetto educativo comune, darsi delle regole condivise e rispettarle evitando ricomposizioni intime del nucleo genitoriale. Si può partecipare agli appuntamenti pubblici condivisi, come le cene di classe con altri genitori, le partite o lo sport praticato dai figli, ma è meglio evitare la “pizzata” riparatrice».
Qualche anticipazione per il nuovo anno?
«A gennaio uscirà per Rizzoli il mio nuovo libro. Si intitola Non fare il papà peluche. Mi concentro sulla figura del padre ma dalla mia analisi, ve lo assicuro, neanche le madri escono tanto bene. I genitori stanno diventando figure patetiche onnipresenti. Accudire morbosamente, accompagnare i figli ovunque, sostituirsi a loro e assecondarli senza limiti sta creando un'orfanità educativa senza precedenti».
Se vuoi proseguire, leggi: Siamo troppo ansiosi… perché? Scopriamolo grazie a un pizzico di pedagogia e l’aiuto di Daniele Novara
ALESSANDRA TESTA
giornalista, direttrice responsabile Rivista Etica "Genitori"
CONTATTI e-mail: redazione@bambiniegenitori.it
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