«Amare, anche quando l’amore di coppia finisce, è scegliere di non far soffrire chi abbiamo messo al mondo. È insegnare ai figli che l’amore può cambiare volto, ma non deve mai perdere il cuore».
Maria Rita Parsi, psicoterapeuta, presidente della Fondazione Movimento Bambino onlus e colonna portante della Comunità Educante di Bambini e Genitori, il primo Ente NOprofit a sostegno delle famiglie, cita il suo libro Se non ti amo più, uscito nel 2017 (Mondadori), per affrontare il fenomeno sempre più strutturale della separazione di una coppia di genitori.
Come restare genitori quando l’amore fra coniugi s’incrina o finisce?
«Quando l’amore fra coniugi si spegne, non è detto che la storia debba finire nella distruzione: può trasformarsi. L’amore che muore come passione di coppia può rinascere come affetto genitoriale, come forma diversa ma non meno intensa di cura e responsabilità. Restare genitori significa compiere una vera metamorfosi affettiva: riconoscere che, anche se non siamo più partner, resteremo per sempre madre e padre dei nostri figli. Serve coraggio per farlo, perché il dolore della separazione può rendere ciechi. Ma è proprio in quel momento che dobbiamo ricordarci che i figli non ci chiedono di restare insieme, ma di restare presenti, affidabili, coerenti. La maturità affettiva di due adulti si misura non da quanto riescano a non separarsi, ma da come scelgono di farlo».
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Si può gestire la separazione nell’ottica di tutela dei figli?
«Assolutamente sì. Se non ti amo più, non per questo smetto di amare chi da quell’amore è nato. Gestire la separazione tutelando figli significa scegliere consapevolmente di “separarsi con amore”, senza usare i figli come campo di battaglia o trofeo da conquistare. La tutela passa attraverso la continuità affettiva, il rispetto dell’altro genitore, la chiarezza dei ruoli e la capacità di costruire un’alleanza educativa anche dopo la rottura. È difficile, ma possibile, se si mette da parte l’ego ferito e si sceglie il bene comune: quello dei propri figli. Separarsi responsabilmente significa trasformare una ferita in occasione di crescita». Se vuoi approfondire, può esserti utile leggere: Come si diventa un genitore competente?
Come attutire gli strappi emozionali e garantire a loro continuità?
«I figli, quando i genitori si separano, non temono tanto la fine dell’amore, quanto la fine della sicurezza. Ciò che fa male non è la separazione, ma la confusione. Per questo è essenziale dire la verità, con parole adatte all'età, e dimostrare con i gesti che nulla cambierà nel legame affettivo. Gli strappi si ricuciono con la costanza, con la presenza vera, con la coerenza tra parole e azioni. E si attutiscono se i figli vedono che i loro genitori, pur feriti, sono capaci di rispettarsi. La continuità non è solo logistica — turni, case, orari — ma emotiva: è il filo invisibile dell’amore che tiene insieme le due sponde della loro infanzia».
Vivere serenamente eventuali famiglie allargate è possibile?
«Le famiglie allargate sono una sfida straordinaria. Se vissute con maturità e onestà emotiva, possono diventare luoghi d’amore esteso, di affetti che si sommano, che non si sostituiscono. La fine di un amore non deve decretare la fine della capacità di amare. Chi riesce ad aprirsi a una nuova relazione mantenendo un legame sano con l’ex partner e con i figli, sta insegnando la lezione più importante: che l’amore può cambiare forma senza perdere valore. Le strategie sono semplici e insieme difficili: chiarezza, rispetto, gradualità. Non forzare i legami, ma costruirli nel tempo. E non pretendere che un nuovo partner prenda il posto del genitore: nessuno sostituisce nessuno. I bambini imparano a fidarsi quando vedono autenticità, non ruoli imposti».
Come comunicare con la scuola le difficoltà dei figli di avere due case?
«La scuola deve diventare parte attiva del processo di “cura” e non semplice spettatrice. È importante creare un patto educativo chiaro tra genitori e insegnanti. I docenti devono sapere — nei limiti della riservatezza — cosa sta accadendo, per poter leggere certi comportamenti dei ragazzi non come capricci, ma come richieste di equilibrio. Nessun bambino vive la separazione allo stesso modo: ogni storia è unica, e per questo serve ascolto. Gli insegnanti possono essere un grande sostegno se diventano “ponte” tra le due case, aiutando il bambino a sentirsi sempre intero, anche quando la sua vita si divide tra due spazi. La scuola, come la famiglia, deve essere un luogo d’amore e continuità affettiva».
Come spiegare ai figli differenze o contrasti dei diversi approcci educativi genitoriali?
«I figli non devono mai diventare arbitri dei genitori. I bambini non hanno bisogno di genitori perfetti, ma coerenti. Spiegare le differenze significa insegnare loro che nella vita esistono più punti di vista, e che l’amore non è uniformità, ma rispetto. Ogni genitore ha il proprio stile educativo, e se c’è rispetto reciproco, queste differenze diventano una ricchezza. Ciò che fa male ai figli non è la diversità, ma la contraddizione aggressiva: quando mamma e papà si svalutano a vicenda. La chiave è trasformare il conflitto in dialogo: mostrare che anche gli adulti possono pensare in modo diverso senza smettere di volersi bene. È una grande lezione di libertà e civiltà emotiva».

ALESSANDRA TESTA
giornalista, direttrice responsabile Rivista Etica "Genitori"
CONTATTI e-mail: redazione@bambiniegenitori.it
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