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A quale genitore non è capitato di vedere il proprio figlio litigare o urlare, dire parolacce o arrivare alle mani con i propri coetanei?
Oppure assistere a reazioni capricciose quando gli viene impedito di accedere al nostro cellulare o a contenuti digitali inappropriati? In questi casi, i nostri figli ci mostrano sul volto i segni della rabbia, della tristezza e della delusione.
E noi genitori come reagiamo? L’istinto ci dice che dobbiamo superare il più presto possibile quella situazione che stiamo percependo come scomoda o addirittura pericolosa. Tuttavia per crescere, i nostri figli e le nostre figlie hanno bisogno di imparare a gestire le emozioni che li attraversano, anche quelle spiacevoli.
Infatti, ciò che spesso non prendiamo in considerazione come genitori e come educatori, è che un bambino ha bisogno di sperimentare momenti di frustrazione e spazi di difficoltà. A questo proposito, potrebbe interessarti leggere: “Come insegnare ai figli la capacità di mediare?”
Costruire la propria identità
È in quel luogo dove nulla è dato per scontato e dove non ci sono soluzioni immediate che si costruisce l’identità e si rafforza la personalità.
È un luogo importante, quello definito dal conflitto, che richiede, in alcuni casi, l’intervento di un adulto in grado di riconoscere quali sono i limiti che assicurino la salute integrale dei bambini e delle bambine che ne sono parte.
All’interno di quei limiti, entrare in contatto con il conflitto è di vitale importanza, perché contribuisce alla definizione dell’identità personale e all’autonomia nella gestione delle relazioni.
Ma noi spesso confondiamo il conflitto con la violenza e con la guerra.
Tuttavia, il termine conflitto si riferisce a una situazione auspicabile per tutti perché permette il palesarsi di differenti punti di vista da cui nasce la tolleranza e l’arricchimento reciproco e da cui si genera, in fin dei conti, sapere collettivo.
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Come aiutare i nostri figli?
Uno strumento utile alla gestione dei conflitti è il cerchio, inteso come spazio di comunicazione autentica in cui ogni persona abbia la possibilità di manifestare le proprie emozioni, i propri bisogni e i propri desideri.
Grazie a una facilitazione competente, che assicura la sospensione momentanea del giudizio, chi si trova in cerchio può essere libero di raccontare un pezzo della propria storia e sentirsi accolto in uno spazio di vero ascolto.
Attivare la dimensione del cerchio tra bambini in conflitto significa evitare di definire il colpevole e di trovare soluzioni immediate. È auspicabile, piuttosto, favorire il racconto dei fatti da parte di ciascuno e creare uno spazio di libertà e di riflessione perché siano loro, i bambini, a trovare soluzioni in maniera autonoma.
Ai bambini, come agli adulti, vivere la dimensione del cerchio permette di apprendere a sostare nel conflitto. Le guerre, in fondo, vengono compiute da adulti rimasti bambini e che non hanno imparato a gestire i propri conflitti attraverso la ricerca di una pace attiva, ovvero di una pace che deriva dalla consapevolezza dei propri bisogni. È da questa assenza di consapevolezza che nasce l’annientamento di una delle parti in causa attraverso l’uso della violenza e attraverso strategie che mirano deliberatamente ad annientare l’avversario.
Attivare uno spazio di comunicazione in cerchio, come genitori, insegnanti ed educatori, significa donare ai futuri adulti uno strumento per vivere una vita felice e per contribuire a costruire un mondo migliore.
ANTONIO GRAZIANO
esperto di comunicazione in cerchio
Contatti: www.antoniograziano.com
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