Gli adulti che vivono una profonda responsabilità educativa hanno una costante necessità di confronto tra loro, per essere pronti ad affiancare i bambini e sostenerli nelle loro esperienze di vita.
E questo avviene soprattutto per la necessità di modulare i momenti di conflitto.
Fino a qualche decennio fa il conflitto aveva una connotazione negativa.
Non hai tempo di leggere? Ascolta!
Spesso si sentiva dire dai nonni: Non litigate! Fate i bravi bambini! Questo approccio purtroppo, insegnava ai piccoli il senso di colpa e di conseguenza non investiva sull’autostima.
L’adulto, negando il conflitto tra bambini, in realtà creava dipendenza.
Perché? Perché se il bambino non affronta in prima persona le sfide dello sviluppo, non potrà mettere a frutto l’esperienza. Senza l’esperienza, senza la disorganizzazione, non c’è sufficiente evoluzione.
Viene a mancare il salto quantico e trasformativo. Solo se sperimenta può trovare gli strumenti per potercela fare, senza fare sempre riferimento all’adulto.
Con i nuovi paradigmi della pedagogia moderna, il conflitto ha assunto un significato completamente diverso.
Come viene valorizzato e mediato oggi il conflitto?
Il conflitto è vissuto come una fase fisiologica e necessaria dello sviluppo del bambino, con caratteristiche funzionali.
Partendo dal principio che il bambino è competente, sappiamo che egli ha tutte le capacità di autonomia nella gestione dei conflitti. Ecco che appare chiaro l’aspetto positivo del conflitto.
È fondamentale per creare buoni rapporti con l’altro, per potersi spiegare.
Per accogliere e accogliersi.
Quali sono gli insegnamenti di Daniele Novara di cui possiamo fare tesoro?
Daniele Novara, noto pedagogista italiano, nel suo saggio Litigare fa bene’ indica che litigare è un diritto dei bambini e che tutti noi educatori dobbiamo assolutamente aiutare i bambini a interiorizzare questa tecnica.
Insegnare ai bambini a gestire un conflitto richiede molte energie, sia per i piccoli, che devono assorbire gli strumenti per potercela fare, sia per gli adulti, che devono far riferimento costante all’intelligenza emotiva.
Che cosa esprime il bambino attraverso il conflitto?
Esprime il bisogno di conoscere l’altro e conoscere sé stesso. Tramite l’esperienza conflittuale il bambino assorbe la competenza sociale, che gli permette di entrare ufficialmente nella comunità educante.
Quando un bambino di diciotto mesi mette un ditino nell’occhio del compagno o tira i capelli, non vive il desiderio di colpire l’altro per recargli dolore, ma semplicemente lo sta scoprendo.
In questi casi è bene che l’adulto non intervenga fisicamente o bloccando l’azione del bambino ma, perché l’esperienza porti i frutti al bambino, può verbalizzare ciò che sta accadendo.
“Facciamo piano con la manina, altrimenti il tuo compagno sentirà dolore nella testina. Portiamo la pentolina alla tua amichetta, così potrete cucinare insieme!”
Il conflitto è un’ottima occasione di apprendimento. Un’ottima palestra per crescere bene.
I bambini sono in grado di autoregolarsi nei loro litigi.
Per litigare bene, come spiega sempre Novara, è sufficiente non cercare il colpevole, non fornire la soluzione al litigio, rendere i bambini attivi facendoli parlare del litigio e favorire il raggiungimento di un accordo tra loro.
Un bambino che oggi percepisce sé stesso e l’altro, sarà un adulto in ascolto.
In ascolto al prossimo e alla vita.
SILVIA FERRETTI
pedagogista, formatrice, Direttrice Centro per l'infanzia 12-36 mesi "Il Chicco"
Contatti: tel. 347.178.29.48 - ilchiccoinfanzia@hotmail.it
TI È PIACIUTO? Allora, seguici: ti rafforzi!
Vai su Instagram, lascia un 🧡 e partecipa alla Community Etica per famiglie di "Bambini e Genitori" che semplifica il tuo educare.
L'HAI TROVATO UTILE? CONDIVIDILO! 👇 USA I PULSANTI QUI SOTTO