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Oggi la tecnologia ci permette di condividere ogni momento della nostra vita con un “tap”.
Lo sharenting, ovvero la condivisione online di immagini e informazioni relative ai bambini da parte dei genitori, è diventato un fenomeno diffuso e controverso. Conosciamo le implicazioni? Ci chiediamo se stiamo rispettando il loro diritto alla privacy e all’autodeterminazione online?

Questo contenuto? È Certificato!
Se sto scrivendo qui, sul blog e sulla rivista etica per Genitori, è perché l’Ente italiano “Bambini & Genitori”, la prima Community NOprofit nel panorama educativo nazionale, ha certificato l’etica di quello che stai leggendo.
Grazie al suo Comitato Scientifico, che vede nomi autorevoli come Paolo Crepet, Maria Rita Parsi, Alberto Pellai e Daniele Novara veri luminari sull’educazione genitoriale; ha ritenuto che questi contenuti seguano le linee-guida educative del terzo millennio, siano pedagogicamente corretti e propedeutici allo sviluppo degli adulti di domani, quindi buon proseguimento!
Condivido, "ergo sum"?
Capita spesso di vivere momenti che scaldano il cuore dove i protagonisti sono i nostri figli. In quegli istanti basterebbe un attimo per prendere il telefono, scattare una foto e postarla sui social, condividendo la nostra gioia con tutti. In pochi secondi, arriverebbero i primi like, i commenti, e quei cuoricini che sembrano dire “ho visto, e mi importa”. Tuttavia, come sottolinea Cal Newport nel libro "Digital Minimalism", "la scelta di cosa condividere online non riguarda solo noi, ma anche le persone a cui teniamo e la loro futura identità."
Perché sentiamo questo richiamo alla condivisione? Forse perché cerchiamo un po' di approvazione. Forse ci piace far parte di una comunità che apprezza quei piccoli traguardi quotidiani. O abbiamo bisogno di dimostrare che siamo presenti nella vita dei nostri figli e che stiamo andando nella direzione giusta. O invece siamo immersi nelle dinamiche dell’algoritmo social e ci sembra “normale”. La verità, però, è che “ogni post che condividiamo crea un'impronta digitale per i nostri figli, un'impronta che potrebbe non corrispondere alla loro identità futura”, come avverte Leah Plunkett nel suo libro “Sharenthood”.
A questo proposito, puoi approfondire leggendo: Scegliere in famiglia: criteri e confini
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Ci facciamo delle domande?
Lo conferma anche Stacey B. Steinberg, nel suo libro Sharenting: Children’s Privacy in the Age of Social Media, quando sottolinea che "le decisioni che prendiamo oggi nel condividere online definiscono la privacy e l'identità digitale dei nostri figli per gli anni a venire."
Save the Children Italia avverte: "la privacy non è solo un diritto degli adulti, ma anche dei bambini, le cui tracce digitali possono avere effetti duraturi sulla loro identità futura."
Stacey Steinberg, in Growing Up Shared, ci spinge a considerare una domanda fondamentale: "Dobbiamo chiederci: i nostri figli ci ringrazieranno per quello che condividiamo oggi o ci chiederanno perché non li abbiamo protetti meglio?"
Stefano Rodotà ci ricorda che: "la privacy dei minori deve essere tutelata con la massima attenzione, perché una volta violata, è difficile recuperarla” mentre l’Ordine degli Psicologi sottolinea che: "la condivisione online di momenti intimi dei bambini può influenzare negativamente la loro autostima, soprattutto nell'adolescenza."
Quali le possibili strategie?
- Chiediamoci:
- come mai sento il bisogno di postare questa foto con mio figlio? Cerco approvazione? Da chi? Perché? Questa foto definisce sui social la mia qualità genitoriale?
- Cosa dirà mio figlio fra qualche anno nel rivedere quel contenuto? Ne sarà felice o si sentirà imbarazzato? Mi guarderà con occhi diversi? Potrebbe giudicarmi male? - Usiamo:
- le impostazioni della privacy sui social tenendo a mente CHI vedrà ciò che pubblichiamo;
- dare l’amicizia solo a persone di cui ci fidiamo e che conosciamo oppure limitiamo la visibilità dei nostri post solo agli amici più stretti. - Evitiamo:
- di postare foto e video che ritraggono altri bambini, oltre ai nostri figli, che è richiamo anche di implicazioni giuridiche;
- di mettere mi piace a contenuti che ritraggono bambini, non alimentiamo questo circolo vizioso di approvazione e riconoscimento genitoriale!
Se vuoi approfondire, può esserti utile leggere: 3 modi per non esporre i propri figli a pericoli del web.
Comunque sia, cerchiamo di godere al massimo i momenti magici con i nostri figli e viviamoli nel presente della vita reale senza dispositivi digitali. Perché il segreto, se esiste, sta nel trovare un equilibrio che rispetti sia il nostro desiderio di condividere, sia il diritto alla privacy e all’autodeterminazione dei nostri figli!

GIULIA DALL’AGLIO
consulente digitale e docente di nuove tecnologie, life coach di carattere ontologico
CONTATTI web: tecnologiafamiliare.it
Instagram: @tecnologiafamiliare
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