Il counseling è una professione d’aiuto alla persona nelle questioni di vita ordinaria riconosciuta dallo stato italiano nel 2013 con la legge n. 04. Ma cosa fa un counselor relazionale? Per raccontarvelo, parto da Carl Rogers, psicologo americano, che ha contribuito fortemente allo sviluppo della psicologia umanistica ideando l’approccio centrato sulla persona,
un nuovo modo di concepire la relazione d’aiuto che è alla base del counseling.
Il counselor è colui che prima di tutto fa un lavoro su se stesso
e ricerca coerenza tra ciò che egli stesso vive e quanto viene espresso al cliente. Con il suo lavoro rafforza le qualitàdi accettazionee valorizzazionenecessarie per accedere al cambiamento e utilizzando comprensione empaticae ascolto attivopermette la crescita nella relazione di aiuto.
In Italia è una professione relativamente giovane, ma non è così in altri paesi europei ed extra europei che hanno già una cultura sulla relazione di aiuto nella quotidianità.
Perché rivolgersi a un counselor relazionale?
Chi si rivolge a me, spesso attraversa un momento di difficoltà nella conduzione di un aspetto della propria vita di tutti i giorni e riconosce il proprio bisogno di aiuto.
Un momento di scoraggiamento, confusione, difficoltà di scelta; problemi relazionali, crisi di coppia, di lavoro, insicurezza, difficoltà emotive, economiche, accettazione di un lutto o di una malattia…
Tutte cause che riguardano malesseri temporanei assolutamente normali nella vita di ciascuno. Nel counselor si trova un sostegno per affrontare e superare il cammino di elaborazione, più velocemente e con maggiore serenità.
La formazione di un counselor relazionale,che si sviluppa in un percorso di 3 anni include teoria, pratica, lavoro su di sé, tirocinio, supervisione e, per mantenere la qualifica, aggiornamenti continui. Tutto questo regolamentato dalle associazioni di categoria coordinate a livello europeo.
Al centro del mio lavoro c’è l’accrescimento della consapevolezza di sé stessi.
In un primo incontro conoscitivo mi riservo di accogliere la richiesta valutando se il problema portato rientra tra quelli pertinenti alla professione del counselor o se è necessario invece reindirizzare la persona a una diversa figura professionale.
Il percorso si costruisce insieme alla persona, si decide l’obiettivo e si programma il numero di incontri necessari. Terminato tale periodo e verificato il risultato, si decide se è utile fare un ulteriore approfondimento.
Come counselor relazionale, la mia specializzazione si è indirizzata al lavoro interiore in relazione alla famiglia, e ultimamente nello specifico al cambiamento del nucleo famigliare all’arrivo di un bambino, tema per il quale ho integrato le mie competenze conseguendo il diploma di Basic Bounding e sto seguendo la formazione di Consulente in Pronto Soccorso Emozionale (PSE).
Un evento naturale come una nuova nascita - e la sua gravidanza, può creare disorientamento e difficoltà alla neo-mamma, al neo-papà e necessita l’elaborazione di un nuovo equilibrio nella coppia e nella famiglia.
Il PSE ha come obiettivo la promozione e il rafforzamento del legame tra genitore e bambinoper creare una solida base di momenti rinforzanti e costruire una consapevolezza di sicurezza e empatia a cui attingere nel futuro.
Quando un genitore si può rivolge a un Counselor esperto PSE?
Quando nei momenti “normali” della vita, con -e del- bambino, si sente in difficoltà. Durante l’attesa, il parto, la nascita, nella gestione del sonno, per le crisi di pianto... il genitore può essere in difficoltà. Una relazione profonda con l’adulto di riferimento èsostanziale per il neonatoquanto il cibo e il sonno, e porterà a uno sviluppo più armonico, facilitando l’accrescimento delle sue potenzialità.
Un aiuto per ricreare un nuovo equilibrio personale, di coppia e in famiglia può essere elaborato e integrato con il sostegno di un counselor relazionale di fiducia.
di Silvia Pelle
Counselor Relazionale a indirizzo Voice Dialogue
esperta di Pronto Soccorso Emozionalegenitori-figli