«Per un figlio il miglior insegnamento è il comportamento della sua famiglia. È nei gesti quotidiani che il bambino osserva, rielabora e imita, ed è qui che risiede il ruolo e l'autorevolezza di un educatore».
Nella presentazione del libro dello psichiatra e sociologo Paolo Crepet, Lezioni di sogni (Strade Blu, Mondadori), si legge: «Siamo nel pieno di quella che papa Francesco ha definito una catastrofe educativa: molti adulti si sentono sperduti, impreparati, quasi impotenti di fronte alle nuove generazioni e i giovani si trovano senza punti di riferimento sicuri. In un mondo che cambia con rapidità, è più che mai necessario ripensare il difficile compito di educare».
Professore, che significato educativo ha per i nostri figli saper “attendere”? Come insegnare loro il “valore dell’attesa”?
«È l'esempio degli adulti che fa la differenza e indirizza la condotta dei bambini e delle bambine. La lentezza, la capacità di attendere, la pazienza, non si insegnano con una lezioncina, si praticano insieme. Andando ad aspettare un tramonto, facendo un viaggio per raggiungere una fiera di paese o una meta desiderata da tempo, vivendo insieme la calma dei giorni senza scuola e appuntamenti da rispettare, costruendo riti solo nostri e rispettando i tempi del mondo, delle persone e degli animali che abbiamo intorno».
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Il periodo che precede il Natale è per un bambino la metafora perfetta dell'attesa. Come celebrarlo?
«Sarebbe bello, almeno a Natale, evitare la tecnologia, ridurla. Si può preparare una torta insieme o rievocare il valore delle festività di un tempo, quando ci si accontentava delle piccole cose. Non servono valanghe di regali, ne basta uno, al massimo due. Solo così si attenderà davvero il prossimo Natale e il regalo che verrà. Molti bambini di oggi hanno troppo, e avere troppo fa sottovalutare ciò che si ha».
Le nuove tecnologie e i social, però, hanno uno spazio sempre più importante all'interno delle relazioni sociali. Lei stesso è molto presente sui social. Alle famiglie sono richieste strategie diverse rispetto al passato?
«Io non ho profili social. Sono gli altri che rimbalzano sui social i miei interventi, video e non. Ne sono consapevole. Il mondo è cambiato. Ma le nuove tecnologie non cambiano i bisogni dei ragazzi. Il ruolo delle famiglie rimane lo stesso: i genitori devono dedicare ai figli il loro tempo migliore che è fatto di tanto ascolto, capacità di dialogo, rispetto reciproco e regole, che però non vanno solo impartite, ma rispettate innanzitutto dagli adulti».
È ancora possibile liberarsi dalla dipendenza del virtuale?
«Basta volerlo e approcciarsi al mondo digitale in modo intelligente. Trovare all'interno della tecnologia quel che ci piace, attrae e, soprattutto, ci serve, separandolo da ciò che invece ci spaventa o è superfluo. Il segreto è essere in grado di trasformare il virtuale in base alle nostre esigenze e, al contempo, quando necessario, saperlo limitare o escluderlo completamente da certi momenti della nostra esistenza; per esempio quelli della condivisione del pranzo e della cena».
Dallo scorso 28 giugno è in libreria il suo ultimo nato, Lezioni di sogni. Come stanno andando le vendite?
«Molto bene. Questo libro è l'evoluzione del mio pensiero, maturato nei tanti anni di studio e lavoro. È il risultato delle centinaia di lettere di madri e padri che ho ricevuto e a cui ho risposto. Contiene le riflessioni scaturite dalle migliaia di quesiti che mi sono stati posti sulle tematiche più disparate e in cui tanti genitori si possono ritrovare».
ALESSANDRA TESTA
giornalista, direttrice responsabile Rivista Etica "Genitori"
Contatti: redazione@bambiniegenitori.it
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