Ortodonzia significa letteralmente “denti dritti”. È evidente però che l’ortodontista non si occupa solo di “raddrizzare denti storti”...
In realtà, la sua pratica quotidiana è esercitata nel campo più vasto della diagnosi, prevenzione e terapia di disallineamenti dentali, disturbi di crescita dei mascellari e difetti di sviluppo della dentizione; tutte condizioni capaci di determinare alterazioni dell’estetica del sorriso e, spesso, della funzione masticatoria.
È nell’attenzione ad entrambe - estetica e salute dell’apparato del sorriso - che si qualifica l’ortodonzia. La causa di molte malocclusioni va ricercata nella genetica del paziente, ma altre si sviluppano per motivi cosiddetti “ambientali”. Quello che noi esperti di ortodonzia possiamo fare per prevenire le malocclusioni è rimuovere i fattori ambientali avversi, permettendo che la crescita scheletrica e lo sviluppo della dentatura del bambino riprendano il loro corso naturale.
Esistono numerosi fattori ambientali capaci di far deviare l’occlusione dal naturale percorso di formazione. I più frequenti hanno radici culturali e si esprimono nel rinforzare nel bambino la sua naturale tendenza al succhiamento. Naturale nel periodo neonatale e funzionale alla nutrizione del poppante, ma interferente in seguito con la corretta formazione degli allineamenti dentali e dell’ingranaggio masticatorio. In molti si sono cimentati, soprattutto psicologi, nello stabilire il momento più idoneo per intervenire e interrompere tale naturale abitudine, prima che diventi “viziata”.
L’industria dei ciucciotti è molto attiva nel presentarci le virtù di tali strumenti,
sicuramente importanti per lo sviluppo psicologico del bambino che continua a cercare il capezzolo materno soprattutto nei casi di allattamento artificiale al biberon. In tali casi e fino al completamento dello svezzamento, è perfettamente lecito integrare questa esigenza fisiologica con un sostituto artificiale del capezzolo. Allo stesso tempo, però, sarebbe consigliato attivarsi per una progressiva riduzione dei tempi di utilizzo del ciuccio, educando il bambino ad utilizzarlo il meno possibile.
Quello che riscontro come ortodontista è che la reiterazione nel tempo di abitudini di funzionamento errato della muscolatura oro-facciale, come accade nell’atto del succhiamento del ciuccio o del dito, può promuovere serie alterazioni di crescita dei mascellari e di sviluppo della dentizione, il cui riflesso visibile è una disarmonia nella forma del viso e nell’estetica del sorriso.
Meno visibile è, invece, lo sviluppo di patologie degenerativo-funzionali a carico dell’apparato masticatorio.
Dato che molte malocclusioni, sia dentoalveolari che scheletriche, dell’adulto e del bambino, si presentano associate a malfunzionamenti della muscolatura periorale, la diagnosi, il piano di trattamento e la terapia devono riguardare anche tali condizioni.
Rilevare in fase di diagnosi ed eliminare in corso di trattamento ortodontico gli atteggiamenti disfunzionali della muscolatura periorale implicati come causa efficace o come concausa nella formazione della malocclusione permette di rimuovere gli ostacoli che si frapporrebbero alla sua correzione, e, cosa tutt’altro che trascurabile, di promuovere il mantenimento nel tempo del risultato del trattamento.
Il termine ortodonzia, quello originario, nato quando il campo focale dell’ortodontista abbracciava solo i “denti storti”, è pertanto riduttivo al giorno d’oggi rispetto alla reale attività che pratichiamo. Altri nomi più pertinenti, con cui attualmente si dovrebbe definire la branca, sono: ortopedia dento-maxillo-facciale oppure ortognatodonzia. Ma va bene anche chiamarla ortodonzia, con la consapevolezza però che non si tratta solo di “denti storti da raddrizzare”.
a cura dott.ssa Federica Casilli
specialista in ortodonzia e gnatologia