La parola “psicologo” compare spesso accompagnata da aggettivi che ne qualificano formazione e compiti: psicologo sociale, forense, del lavoro, dello sport, clinico ecc...
Per capire cosa si chiede esattamente a questo specialista occorre definire cosa si intende per “psicologia”.
Che cos'è la psicologia?
Dal greco anima e discorso, la scienza della psiche come funzione del cervello e riflesso della realtà, la scienza cioè che studia l'attività psichica, la sua natura, le sue operazioni.
Tra tutte le scienze che si occupano dell'uomo certamente la psicologia è quella che più affascina per la possibilità che ci offre di indagare anche gli aspetti più intimi dell'animo. Lo psicologo in questo quadro ha il compito di studiare i comportamenti della persona in “toto” mentre è impegnata globalmente nelle sue relazioni con l'ambiente.
Si può anzi dire che lo psicologo studia l'individuo singolo nei suoi tentativi di adattamento all'ambiente, attraverso l'uso di strumenti conoscitivi e di intervento preventivo come:
• la diagnosi;
• le attività di abilitazione-riabilitazione;
• interventi di sostegno, inteso come spazio di ascolto in cui accogliere il bambino e/o l'adulto, osservarlo, farlo esprimere e comprenderlo per poter attuare insieme un processo di “trasformazione” o cambiamento.
Il Professor Fiorino Ghezza diceva sempre: “Lo psicologo è colui che riconsegna se stesso all'uomo” e Carl Rogers già negli anni '40 scriveva: “Lo scopo dello psicologo non è quello di risolvere un problema particolare ma di aiutare l'individuo a crescere perché possa affrontare sia il problema attuale sia quelli successivi in maniera più integrata ovvero con maggiore autonomia, responsabilità, consapevolezza”.
A chi serve lo psicologo? Quando è importante rivolgersi a uno psicologo per aiutare i nostri figli?
Se, una volta fatti tutti gli accertamenti medico-diagnostici e dopo aver escluso ogni causa fisica, la problematica da affrontare persiste, allora è consigliabile l'intervento di questo specialista.
È bene sempre precisare i comportamenti dei bambini devono rappresentare un campanello d'allarme quando persistono nel tempo e quando il bambino non riesce a “tornare indietro”.
In questi casi tante volte si ricorre ad amici o parenti che consigliano la “buona volontà, la pazienza”. Questo è utile, ma non basta! Nel disagio psicologico esistono sempre una o più ragioni profonde che spesso risalgono al rapporto familiare madre-padre-bambino.
In questo contesto la consulenza psicologica o counseling può offrire uno spazio in cui genitori e bambino, al di là di apprendere “Come fare”, cerchino la possibilità di apprendere con responsabilità e consapevolezza il “Come essere”, soprattutto nel confronto con le proprie emozioni negative, senza spaventarsi, senza vivere l'ansia di trovare subito una soluzione accomodante e confortevole, imparando con umiltà a comunicare comprensione ed empatia per decidere insieme sul cosa fare in presenza di problemi e sul come risolverli.
Infiniti sono i comportamenti infantili che andrebbero valutati con l'aiuto dello psicologo, ne elenchiamo alcuni:
• il bambino a 4/5 anni soffre di enuresi secondaria (bagna il letto dopo aver raggiunto il controllo della minzione);
• ha tic nervosi che non riesce a controllare;
• nell'età scolare non è in grado di mantenere l'attenzione
in situazioni di lavoro o di gioco;
• reagisce ai rimproveri con un comportamento oppositivo
o con una incontrollata aggressività;
• nell'età scolare presenta un disturbo evolutivo nel linguaggio
espressivo (scarsa capacità espressiva) e nel linguaggio ricettivo (scarsa capacità di capire il linguaggio), non spiegabili da altre
condizioni cliniche;
• ha disturbi dell'eloquio (irregolarità nella velocità con cui parla), oppure balbetta;
• presenta un evitamento eccessivo nei confronti degli altri bambini tale da compromettere ogni e qualsiasi tipo di relazione;
• ha paure eccessive, inibizioni, tratti compulsivi e manierismi nervosi;
• mostra una perdita di interesse o del piacere in tutte o in alcune attività quasi ogni giorno (appare apatico a se stesso o agli altri che vivono con lui);
• presenta dei disturbi del sonno per un periodo prolungato (insonnia o ipersonnia quasi ogni giorno);
• si nota un'alterazione dell'umore (in genere depressione) la maggior parte della giornata, quasi tutti i giorni per almeno un anno, con aggiunta di scarso appetito o in senso contrario iperfagia, insonnia, scarsa energia o affaticabilità, bassa autostima (per i bambini di 7/8 anni e adolescenti), scarsa concentrazione, sentimenti di disperazione. •
a cura dott.ssa Alessia Mattei
psicologo