Per amore si supera qualsiasi barriera… o forse no?

 E’ sufficiente l’amore che proviamo per i nostri figli per superare le nostre barriere e lasciarli liberi di essere loro stessi? Elisa è una bambina deliziosa, intelligente e sensibile. I suoi genitori l’adorano e cercano di educarla al meglio, non facendole mancare le amicizie, le gite e le attività di gruppo, e in generale una socialità vivace e dinamica.


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Elisa partecipa nel suo modo educato e sorridente ma poi, quando si rientra da questi eventi, si chiude in camera e per diverse ore legge, ascolta musica in cuffia o semplicemente dorme.

Per i genitori questo comportamento è scomodo. Loro, quando rientrano dalle gite, sono ancora pieni di entusiasmo e amano ripercorrere i momenti piacevoli, le conversazioni interessanti, si divertono a confrontare le loro opinioni sulle persone incontrate, immaginando anche i possibili sviluppi delle amicizie tra gli adulti e ovviamente anche tra i bambini - perché per loro uno scopo fondamentale di queste attività è di creare attorno a Elisa un gruppo di amici fidati, che condividono gli stessi interessi, in cui la bambina possa fiorire in sicurezza e serenità.

I genitori di Elisa sono molto estroversi e per loro la socialità è un valore fondante nella vita; si sono conosciuti in un gruppo che hanno continuato a frequentare anche dopo sposati e che hanno visto crescere con la nascita di vari bambini nelle altre coppie che via via si andavano formando. Una piccola comunità, coppie animate da un progetto sociale e spirituale, che traggono dalla compagnia reciproca una grande energia e ispirazione: “solo insieme si può creare qualcosa di grande”.

Elisa è una bimba introversa. Potrei anche dire “molto” introversa; ma questo aspetto della sua personalità è visto dai genitori come un problema, come il “mancato sviluppo” della sua “naturale” estroversione. Nella loro visione, l’introversione è qualcosa da correggere, da trasformare, e molto di questo può avvenire grazie ai frequenti contatti con queste altre famiglie così calorose e accoglienti. Quando Elisa, nella sua timidezza, fa qualche passo indietro, uno dei genitori è subito pronto a sollecitarla: “Su, cara, perché non ti butti?” “Su, non perdere questa occasione!”.

Elisa cresce sentendosi sbagliata, quindi fa sua la visione genitoriale dell’introversione come carenza di estroversione, che si può e si deve correggere,  e siccome è molto attenta, premurosa, intelligente e sensibile, lentamente si “abitua” a mostrarsi più estroversa di quanto sia. Nel fondo continua a sentirsi sbagliata, però. Anzi, le si aggiunge il sentimento doloroso del “sentirsi falsa”. Lei conosce i suoi bisogni di solitudine ma ormai li giudica con lo sguardo “estroverso” della sua famiglia. Si sente falsa e anche fragile: lei non ce la farà mai a “fare qualcosa di grande” in un grande gruppo!

Fermiamoci a questo punto della storia di Elisa. I suoi genitori sono persone colte, gentili, vogliono il massimo bene per la loro figliola. Ma la “leggono” secondo i filtri della loro personalità. I filtri che abbiamo (tutti, nessuno escluso) sono molti.

Il papà di Marco è un uomo molto intellettuale, razionale, e sono queste le qualità che apprezza e tenta di stimolare in suo figlio Dario, che è un bambino molto sensibile, sentimentale, con tendenze artistiche. Il filtro di Marco è giudicante verso le caratteristiche del figlio, e fa fatica a considerarle potenziali qualità, perché nella vita, per lui, è importante specie come uomo saper gestire la realtà in modo oggettivo, determinato e razionale.

Quanti esempi si possono fare! E quante sofferenze si potrebbero evitare, riconoscendo almeno i più importanti tra i nostri tanti filtri!

Perché in ogni caso i filtri sono necessari per gestire la realtàche altrimenti ci travolgerebbe, nella sua ampiezza. In parte sono fisiologici, in parte innati, in parte culturali. Se non li conosciamo, se non riflettiamo su di essi, rischiamo davvero di non conoscere i nostri figli (partner, amici ecc), pur con tutto l’amore possibile a disposizione. 

Si potrebbe obiettare che l’amore è una forza superiore a qualsiasi condizionamento, a qualsiasi filtro, ma non è così. E non per cattiva volontà: vi siamo immersi come i pesci sono immersi nel mare.

Ecco che l’amore per i nostri figli può essere la leva che ci spinge a indagare sui nostri propri filtri, aprendoci la strada verso radure più ampie dove possiamo incontrarci in modi nuovi.

Franca Errani
counselor relazionale, formatrice, fondatrice di “InnerTeam”, percorsi di trasformazione

Contatti: tel. 347.974.39.87 - franca.errani@innerteam.it

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