Quando parlare di sessualità ai bambini? E come farlo? Ecco 3 consigli per i genitori

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Quando e come parlare di sessualità con i propri figli è una domanda che molti genitori si pongono.

La sessualità racchiude in se moltissimi aspetti e si porta dietro tanti tabù: un tema difficile su cui dialogare che può provocare conflitti tra genitori e figli.

La paura di parlare di sesso, di nominare le parole “vagina”, “pene”, “orgasmo” o semplicemente “piacere” provoca un blocco nei genitori, che finiscono per delegare agli altri una questione troppo importante per lasciarla fuori dai confini della famiglia.

Questo contenuto? È Certificato!

Se sto scrivendo qui, sul blog e sulla rivista etica per Genitori, è perché l’Ente italiano “Bambini & Genitori”, la prima Community NOprofit nel panorama educativo nazionale, ha certificato l’etica di quello che stai leggendo.

Grazie al suo Comitato Scientifico, che vede nomi autorevoli come Paolo Crepet, Maria Rita Parsi e Alberto Pellai, veri luminari sull’educazione genitoriale; ha ritenuto che questi contenuti seguano le linee-guida educative del terzo millennio, siano pedagogicamente corretti e propedeutici allo sviluppo degli adulti di domani, quindi buona lettura!

Qual è il momento giusto per parlane? E come farlo?

Dietro a questa paura ci sono credenze errate e l’ignoranza del vero termine della parola sesso che indica “il complesso dei caratteri anatomici e fisiologici che... contraddistinguono i maschi e le femmine...”. Vediamo insieme come affrontare il discorso in modo naturale e costruttivo:

  1. Non è mai troppo presto per educare alla sessualità: non aspettiamo la preadolescenza o l'adolescenza! Iniziamo dall'infanzia, chiamando le cose con il proprio nome. Nomignoli come “farfallina” o “pisellino” possono infatti trasmettere l'idea che certe parti del corpo siano innominabili o vergognose, mentre chiamare le cose col loro nome – vulva, pene – aiuta i bambini a riconoscere il proprio corpo in modo completo e rispettoso.
  2. Aiutiamo il bambino a conoscere il proprio corpo: le braccia si chiamano “braccia”, così come il naso, il cuore, i capelli, e quando c’è da nominare la vulva o il pene, facciamolo con naturalezza! Altrimenti gli trasmetteremo l’idea sbagliata che “quella zona” non è degna di essere nominata, o non è importante, o peggio ancora “è sporca”.
  3. Parliamo di sessualità in modo semplice, con serenità: metteremo così uno stop ai tabù e ad informazioni sbagliate, offrendo al bambino quella chiarezza che gli permetterà in futuro di avere cura del proprio corpo e di quello degli altri, aiutandoci ad affrontare argomenti più specifici negli anni avvenire.

Come gestire i primi segni di esplorazione del corpo?

Accettare e lasciar fare il proprio bambino nella scoperta del proprio corpo, ovvero quando comincia a toccarsi e a provocarsi piacere è un’altra grande difficoltà per i genitori. La masturbazione infantile non ha i connotati che ha nell’età adulta, ma ha funzioni diverse:

li aiuta a scoprire una zona più nascosta, che se stimolata in un determinato modo, prova piacere e “fa stare bene”. Viene infatti utilizzata dai piccoli per affrontare situazioni difficili da accogliere e superare o semplicemente per rilassarsi, oltre a rappresentare uno gioco alla scoperta di quello che può fare il proprio corpo.

Pensiamo al bambino che dopo il bagnetto tocca, tira e osserva interessato il proprio pene che si irrigidisce, si alza e si ingrandisce, per lui è divertente e in più provoca piacere e si rilassa: ha una funzione anatomica e di crescita.


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Sessualità e adolescenza: come affrontarli?

Lo sviluppo dei genitali e, quindi della maturità sessuale si raggiunge a 12-13 anni nelle ragazze e tra i 16 e i 21 anni nei ragazzi. È proprio in questo periodo che entra in gioco tutto quello che è avvenuto ed è stato fatto fin dall’infanzia.

Per un giovane adolescente, che si trova in una fase in cui lo sviluppo cerebrale, della propria identità sessuale e personale è all’apice e gli ormoni - sessuali e non - portano a “vedere” le cose diversamente dall’adulto, avere informazioni di base corrette e sapere che i genitori sono presenti anche per determinati argomenti, offre un “ancora di salvataggio” che gli permette, anche se non ne parlano, di sapere che possono farlo.

Come evitare i conflitti?

Lasciare ai figli il compito di informarsi - e alla società di informare - è il primo passo per far nascere dei conflitti all’interno della famiglia. Quindi genitori, non delegate e non abbiate paura di usare i termini corretti, tuttavia, se sentite di avere bisogno di aiuto, chiedete a professionisti esperti che possono aiutarvi, affiancarvi e guidarvi nell’affrontare questo tema così importante e delicato per la crescita dei vostri figli. E se vuoi approfondire, può esserti utile leggere: “Strategie e consigli per parlare di sessualità coi figli”

HILARY PERUZZO
ostetrica, diplomata in medicina omeopatica, istruttrice BLS-D e Primo Soccorso

Contatti: @hilary_ostetrica - centrolalberodellavita.com

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