C’è differenza fra un bambino di oggi rispetto ad uno degli Anni Cinquanta? Dovendo dare una risposta secca, rispondo “No”, ma aggiungo che sono cambiati i genitori.
Sono variati i giochi che il bambino utilizza, è dipendente nel rapporto con la televisione e la tecnologia, ha imparato a stare più da solo e ognuno può elencare altri diversi modi di comportamento riscontrati.
La natura cambia molto lentamente e l’essere umano (quello ingenuo, perciò il bambino), di fondo, segue questa lungaggine naturale. Secondo me, è il genitore che ha fatto un salto in avanti, non proporzionato alle esigenze del figlio e, purtroppo, spesso non ha saputo fermarsi per riflettere su questo suo spedito comportamento da adulto. Tralasciamo ora queste riflessioni psicologiche e riflettiamo su come il grafologo potrebbe essere utile ai giovani.
Di solito, la scelta della scuola è il primo passo verso il lavoro e spesso è il genitore che consiglia o impone queste scelte; genitori titolari di un’attività commerciale sono convinti che i figli continueranno l’impresa di famiglia, non pensando che, magari, vorrebbero diventare attori o operai specializzati; pianificare il futuro dei figli, spesso significa tarpare loro le ali e renderli succubi.
Durante la scuola superiore potrebbe essere utile l’esame grafologico per capire se l’indirizzo pensato dallo studente è quello più adatto; abbiamo detto più volte che la grafologia osserva il cervello dell’uomo e risulta piuttosto chiaro vedere se la persona è più portata per la matematica rispetto ad un lavoro creativo. Se uno studente ha buona volontà ed è capace nello studio, riuscirà in ogni ramo che, pur sbagliando, sceglierà; è diverso se siamo di fronte ad un ragazzo che si impegna per il minimo richiesto e principalmente per lui sarebbe utile indirizzarlo oculatamente. Come per la compatibilità fra due fidanzati, l’analisi della scrittura offre alla persona uno strumento che permette riflessioni sulla propria indole e sulle scelte della scuola, lavoro, relazioni esterne, oggettive inclinazioni.
Ho conosciuto un ragazzino il cui padre è uno grandissimo tifoso di calcio; ha iscritto il figlio in una di queste categorie giovanili e dopo qualche tempo questi ha avuto il coraggio di dire al papà che il calcio non era la sua passione. Questo ragazzo, ora ha diciassette anni, è maturo e riflessivo e ama altre forme di evasione; mi ha fatto piacere il coraggio di ribellarsi bonariamente all’imposizione del genitore e tutti noi capiamo che è stata un’azione egoistica del padre per soddisfare una propria esigenza; se un figlio non avesse avuto questa positiva energia, come avrebbe subìto l’esperienza forzata?
Naturalmente, tutte le interferenze esterne date dagli specialisti (come il grafologo) possono ritenersi superflue a patto di essere genitori che lasciano liberi i figli di esprimersi attraverso i loro desideri e, soprattutto, le proprie capacità. Se un ragazzo è a livello 6 sarà differente da quello a livello 9 o livello 3; tutti vanno aiutati e supportati per quello che sono e non per quello che il genitore vorrebbe diventassero. I genitori devono allontanare l’idea di considerare il figlio come una “cosa” propria che li riscatti dall’eventuale passato problematico che hanno avuto e il figlio, per la propria salvezza, non deve soddisfare le voglie recondite della mamma e del papà. È arrivato in famiglia non per pagare pegno, ma per vivere liberamente la propria vita.
Su questi argomenti, peraltro semplici (se siamo altruisti), abbiamo il dovere di riflettere.
Antonio Perolfi
grafologo AGI specializzato nell’età evolutiva
Contatti: tel. 320.086.11.34 - antonio.perolfi@libero.it
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