una complicità innata che fa bene a entrambi!
Osservando il comportamento dell’animale il bambino scopre il rito della toletta, il gioco, gli atteggiamenti e le posizioni del corpo, e in tutta dolcezza percepisce il funzionamento del proprio corpo attraverso la mediazione dell’immagine rinviata dal suo compagno a quattro zampe. Il bambino comunica con l’animale attraverso il contatto, l’odore, i sensi e i ritmi... Si ritiene che questa propensione a comprendere l’animale sia innata nel bambino.
La ricerca studia essenzialmente i meccanismi di comunicazione che si instaurano tra l’uomo e l’animale domestico, nonché gli effetti fisiologici e psicologici di questa relazione. La comunicazione rappresenta uno dei maggiori problemi sociali dell’umanità, a partire dal mito della Torre di Babele.
La comunicazione spesso viene intesa unicamente nella sua dimensione verbale, dimenticando così che esistono altri modi di comunicare, soprattutto gestuali.
In campo affettivo le inibizioni restringono il vocabolario e portano a restrizioni limitanti: l’animale, invece, favorisce una maggiore ricchezza espressiva poiché si posiziona al di là delle inibizioni sociali; può quindi accadere che un bambino in apparenza anaffettivo dimostri una grande tenerezza per il suo cane, manifestandola con parole, carezze e abbracci.
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Il bimbo e il suo cagnolino raggiungono un livello perfetto di comunicazione, perché il bambino decifra facilmente i segnali (come la mimica, i guaiti, le posture, gli sguardi eloquenti) dell’animale, e viceversa. Il bambino che fa fatica a confidarsi può sussurrare lunghi monologhi all’orecchio dell’amico a quattro zampe. L’animale, anche se non ne comprende i contenuti, è in grado di percepirne la tristezza o la gioia e riesce ad adattarvisi perfettamente. Bimbi e animali: lo sviluppo sensoriale Il bisogno di coccolare i cuccioli sembra innato nell’uomo: anche l’individuo più egoista, meno sensibile e più grezzo sarà sempre commosso da un cagnolino o un gattino smarrito. Il contatto fisico è essenziale: il primo tocco, furtivo e breve, aiuta il bambino a costruirsi l’immagine di un altro essere vivente, e in seguito gli scambi tattili progrediscono dolcemente e agli approcci esplorativi fanno seguito le carezze affettuose.
Crescendo, il bambino ricerca più spesso l’animale che gli procura un duplice sentimento di amore e di protezione, soprattutto in un momento complesso come quello dello svezzamento: la separazione dalla mamma è alleviata dal conforto discreto fornito dall’animale, e in un momento in cui il piccolo teme di perdere, insieme al latte materno, anche la propria mamma, le paure del bambino diminuiscono, ma il gatto o il cane a volte esprimono meno la loro tenerezza quando vengono infastiditi dai contatti esplorativi del bambino, che in questo modo sviluppa gradualmente la percezione di un altro essere vivente e l’esistenza della personalità. Durante il periodo preoperatorio (dai 2 ai 6-7 anni secondo Piaget), l’animale vero non è più percepito come un orsetto di peluche, ma come un essere autonomo e dotato di reazioni. Il 40 % dei bambini di età compresa tra uno e quattro anni, il 16 % di quelli tra i cinque e gli otto il 9 % di quelli tra i nove e i dodici fanno spesso sogni popolati di animali, in maniera tanto più marcata quanto più il bambino è piccolo. L’affettività è fondamentale nella relazione tra animale e bambino, e il rapporto tattile con l’animale trasmette affetto e sicurezza.
a cura dott. Michele Tommasino
direttore sanitario clinica veterinaria