La nascita di un figlio oltre che gioia, porta con sé una buona dose di preoccupazioni…
Se nella normalità dei casi, il genitore avrà, man mano che il figlio cresce e a meno di gravi problemi, una sana preoccupazione verso il proprio figlio, nel caso di genitori con figli autistici questa preoccupazione diventa spesso una vera forma di ansia tutt’altro che piacevole. Fin dal momento in cui il genitore si accorge che il proprio figlio presenta delle divergenze rispetto ad uno sviluppo regolare, si sviluppa dentro un profondo senso di angoscia.
La certificazione della diversità
Dal momento della diagnosi, i genitori sono assorbiti da due grandi compiti, strettamente legati l’uno all’altro: per prima cosa, accettare la condizione del proprio figlio, in secondo luogo mantenere la lucidità necessaria e predisporre la giusta terapia comportamentale per permettere al figlio un inserimento il più completo possibile nella società. A questo proposito, potrebbe interessarti approfondire leggendo: "Resilienti oltre ogni sfida".
L’inserimento nella società avviene apprendendo le convenzioni che regolano le relazioni tra esseri umani. Tutto questo deve avvenire, però, senza snaturare il bambino o ragazzo autistico, ma consentendogli di mantenere le proprie peculiarità, quando queste non rappresentano un reale ostacolo alla sua piena accettazione.
Ad esempio, se un ragazzo ha l’abitudine di sfarfallare con le mani e questo comportamento gli è necessario, come spesso accade, per autoregolarsi, di fronte a troppi stimoli sensoriali, sarebbe quanto mai sbagliato, oltre che crudele impedirgli di farlo. A questo proposito, potrebbe interessarti leggere: "Aspirazioni e inclusione dei nostri figli… anche se autistici".
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Prepararli alla vita
Per i genitori di figli autistici significa dunque permettere l’apprendimento di tutte quelle abilità necessarie ad una vita il più possibile autonoma e indipendente, ma senza omologare le differenze e peculiarità, per così dire, innocue del proprio figlio.
Questo percorso passa sicuramente verso la piena accettazione della famiglia che, realmente e profondamente, deve allontanare da sé l’idea che l’autismo vada curato, come si può curare una malattia, quanto piuttosto che occorra comprenderlo e indirizzarlo lungo il giusto percorso.
Ciò che necessariamente rappresenta una preoccupazione per i genitori di figli autistici è renderli in grado di potersi muovere soli nel mondo o con piccoli aiuti.
La paura infatti è che, una volta mancati i genitori, il ragazzo autistico non possieda quella necessaria autonomia per vivere solo, occuparsi di sé stesso e magari svolgere un lavoro.
Se per gli altri genitori le aspettative nei confronti dei figli sono alte e magari complesse, nel nostro caso si limitano alle necessità più primarie ed essenziali, senza tralasciare il desiderio che accomuna tutti i genitori: la felicità dei propri figli.
Nel nostro caso si aggiunge la necessità di non vedere il proprio figlio solo. La solitudine è l’aspetto che più ci spaventa, per questo cerchiamo di dare ai nostri figli tutti gli strumenti necessari, per potere stringere relazioni con i coetanei.
Questo è l’aspetto più difficile per gli autistici che, sebbene siano in realtà bisognosi e desiderosi di stringere rapporti di amicizia, faticano a mettere in atto le modalità necessarie a creare rapporti.
Questa è sicuramente la parte più dolorosa e ognuno di noi genitori, nel desiderare un futuro per i nostri ragazzi, si augura non solo una vita autonoma, ma anche un’ esistenza in cui almeno un rapporto, anche uno solo, di amicizia e perché no, di amore, possa nascere, riducendo il senso di solitudine e abbandono.
FRANCESCA DELMONTE
presidente "Comitato Autismo 365"
Contatti: autismo365.it
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