Lo sviluppo del gioco nei bambini

Quanta importanza ha il gioco nello sviluppo di un bambino? Un’importanza enorme, tanto che si dice che il gioco sia il lavoro del bambino. 

A 0-3 mesi le attività motorie sono principalmente riflesse e afinalistiche: il bambino ha un’esperienza “tonica”, e il primo scambio comunicativo avviene attraverso il “dialogo tonico” con la madre (il battito, la voce, il calore, il corpo). 

A 5-6 mesi comprende di essere un “entità” separata dalla madre attraverso un processo di individuazione/separazione, e casualmente scopre che può compiere delle azioni e le effettua intenzionalmente senza sapere però cosa produrranno. 

A 6-7 mesi queste abilità maturano ulteriormente attraverso la strutturazione dell’ io-corporeo, sperimenta le sensazioni (fuori/dentro di me): ad esempio il battere un oggetto sul tavolo è un esercizio di conoscenza, sto battendo (io) qualcosa (non io) e questo produce un (suo) suono/effetto. 

A 8-9 mesi si ha la “permanenza dell’oggetto”, lo sviluppo della capacità rappresentativa di un oggetto/persona si manifesta con l’“angoscia dell’estraneo” ed il legarsi ad un oggetto ricercandolo quando questo scompare dalla propria vista. Ed ecco il primo gioco, quello del cucù!

a 9-12 mesi inizia il gioco esplorativo, finalizzato alla conoscenza (battere, mettere dentro/fuori)

a 12-14 mesi conosce l’uso funzionale di un oggetto, prende un telefono e lo tocca per sentire

a 14-16 mesi inizia a far finta di compiere delle azioni, come bere da una bottiglia vuota

a 16-18 mesi le azioni sono estese oltre se stesso, per esempio prende il peluche e fa “miao”

a 18-20 mesi il simbolismo è esteso a più riceventi, da la pappa alla mamma alla bambola e all’orso

a 19-36 mesi aumentano gli schemi, e il bambino assume un “ruolo” o fa finta che l’oggetto agisca

a 36 mesi il simbolismo è ben sviluppato, e compare il linguaggio immaginario che assume una funzione autoregolatrice e il gioco con ruoli interagenti, il classico gioco “mamma e bambino/a”

a 3-4 anni viene compreso il gioco di turno (tra due persone) aumentando i partecipanti verso i 6/7 anni.

Compaiono scene di gioco più vicine alla realtà con costruzione di cose reali, mettendo in atto un gioco legato alle proprietà funzionali degli oggetti (quantità, numero, serie). 

Quindi, il bambino fa esperienze passando dal vissuto al simbolico, e dalla rappresentazione del simbolico ed è in grado di passare al reale, elaborando quindi il pensiero.

Il gioco esprime l’attività creativo-simbolica del bambino, ed è attraverso l’oggetto che il bambino sperimenta il suo corpo e lo spazio. 

Queste esperienze saranno usate per gestire realtà, comunicazione e socializzazione.

di Fontana Francesca 
terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva