«Ragazzi, mettetecela tutta. È il percorso che conta, non il successo»
Il medico e psicoterapeuta dell'età evolutiva, Alberto Pellai, non si stanca mai di dirlo:
«Il dialogo è lo strumento cardine per affrontare e superare ogni cosa, anche quello che i nostri figli considerano un insuccesso e che invece potrebbe semplicemente rivelarsi una tappa fondamentale del loro percorso evolutivo».
Il significato della parola “successo” per i nostri figli
Professore, qual è il significato della parola “successo” in un tempo in cui, complice il linguaggio dei social, si tende a confondere il valore di una persona con il consenso e il suo riconoscimento da parte di un pubblico di cosiddetti follower?
«Possiamo declinare il concetto di successo in due direzioni: il successo come popolarità e il successo come competenza. Nel primo caso, quello che fai serve ad essere e a rimanere popolari; nel secondo è frutto di competenze acquisite.
Si può essere popolari anche senza avere meriti o abilità specifiche. Pensiamo agli influencer che vanno tanto di moda oggi: il loro è un successo di immagine, un invito ad immedesimarsi, ma non un messaggio con contenuti di qualità».
Qual è il giusto messaggio da trasmettere ai nostri figli?
«Che il successo sia la conseguenza del loro agire e non la causa. L'impegno genera il risultato, non viceversa. Anche i valori che si trasmettono sono una scelta educativa, se si preferisce dare importanza al percorso o al traguardo.
Il successo è totalmente vincolato al traguardo, una dimensione performativa che trova poi espressione nel giudizio e si tramuta nei voti a scuola, nel podio conquistato nello sport, nella prima fila al saggio di danza o alla recita di Natale. Il successo inteso, insomma, come appropriazione di un indicatore che permette all'adulto di dire: “Mio figlio è il numero uno”».
Affronta le sfide di essere genitore con semplicità!
Scegli i contenuti EXTRA:
ti aiutano a educarli con autorevolezza e allenano il tuo X Factor per crescerli con tutto l'amore che senti dentro.
Verso il giusto successo dei ragazzi
Il dott. Pellai prosegue: «Dare rilievo al percorso, invece, è tutta un'altra cosa: significa affiancare un figlio nell'acquisizione di competenze, trasmettendo la dimensione dell'impegno, della volontà e della motivazione. Al percorso si lega anche il concetto del sacrificio, il rendere sacro quello che si sta facendo, trasformandolo in qualcosa che fa andare oltre i propri limiti personali. Il mettercela tutta, indipendentemente dai risultati».
Come aiutare i figli a gestire la frustrazione di un insuccesso?
«Si chiama età evolutiva proprio perché il bambino o la bambina devono attraversare anche la frustrazione prima di arrivare al consolidamento e alla stabilizzazione dell'obiettivo. La frustrazione fa parte del gioco.
Molti allenatori sportivi raccontano che rimangono disorientati davanti a bambini che fanno dei tentativi e se non riescono al primo colpo ci rimangono male. Una storia da prendere in considerazione è quella, per esempio, del giovane cantante Sangiovanni che al successo ci è arrivato velocissimo e che ha scelto di prendersi una pausa. Un “troppo troppo” subito che, come educatori, non dovremmo nemmeno sperare. L'età evolutiva non dovrebbe essere un'età di popolarità, dovrebbe essere un'età di consolidamento, di lentezza».
L’ansia dei giovani d'oggi è un'ansia da prestazione?
«Spesso sì, è un malessere di tipo performativo. È questo sentire secondo cui, considerandoti arrivato solo se sei il numero uno, quando devi affrontare una prova ti sale l'ansia. Bisognerebbe capire che le cose non si fanno per diventare i numeri uno, ma che facendole potrebbe diventare possibile. Vincere, essere i migliori, non è un obbligo. È eventualmente una possibilità».
Potrebbe esserci nelle nuove generazioni anche un'ansia prodotta dalla mancata corrispondenza fra la vita reale e i valori di pace o giustizia che i genitori cercano di insegnare loro… professore, qual è il suo parare a riguardo? E la parola “successo” è troppo abusata?
«La frustrazione e la rabbia di questo tipo potrebbe però anche produrre un pensiero critico che riconduce al dialogo e sia da stimolo per il mondo adulto.
Sicuramente la parola “successo” ci fa andare fuori fuoco. La vera felicità non è farsi mettere una medaglia al collo o farsi immortalare in un quadro, ma auto-realizzarsi perché si è trovato il proprio posto nel mondo».
ALESSANDRA TESTA
giornalista, direttrice responsabile Rivista Etica "Genitori"
Contatti: redazione@bambiniegenitori.it
TI È PIACIUTO? Allora, seguici: ti rafforzi!
Vai su Instagram, lascia un 🧡 e partecipa alla Community Etica per famiglie di "Bambini e Genitori" che semplifica il tuo educare.
L'HAI TROVATO UTILE? CONDIVIDILO! 👇 USA I PULSANTI QUI SOTTO