Il conflitto genitori-figli? È naturale! Capiamo il perché e come risolverlo

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Perché i conflitti legati all’uso degli schermi dei nostri figli sono così comuni? Come possiamo trasformarli?

Claudia è seduta in salotto con suo figlio. Marco ha 5 anni e i suoi occhi sono incollati allo schermo di un tablet. Claudia vorrebbe dirgli qualcosa, ma pensa: “è solo un po’ di tempo, si rilassa…”. Tuttavia, sente una leggera ansia.

Arriva il momento di spegnere. Claudia prova a dirglielo con dolcezza, Marco grida e la frustrazione esplode. “Perché ogni volta succede così?” si domanda Claudia. Marco è arrabbiato e Claudia si sente in colpa. Vorrebbe essere una guida serena per lui, ma non sa come fare, le sembra che nessuna regola sia sufficiente a contenere quel conflitto.

Eppure c’è una chiave in questa scena familiare che può aiutare Claudia a trasformare quel momento di tensione in un’occasione di crescita, per entrambi.

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Grazie al suo Comitato Scientifico, che vede nomi autorevoli come Paolo Crepet, Maria Rita Parsi e Alberto Pellai, veri luminari sull’educazione genitoriale; ha ritenuto che questi contenuti seguano le linee-guida educative del terzo millennio, siano pedagogicamente corretti e propedeutici allo sviluppo degli adulti di domani, quindi buona lettura!

Il conflitto come parte naturale della crescita

Claudia ama suo figlio e vuole il meglio per lui. Tuttavia ogni volta che si tratta di schermi, sente di non avere il controllo. Anche Marco è confuso. Perché spegnere lo schermo è così difficile? E perché quella frustrazione sembra così incontenibile?

La risposta è in parte semplice: il cervello di Marco è ancora in crescita. A 5 anni, il cervello dei bambini non è in grado di regolare le emozioni in modo autonomo. È come se non avesse ancora i freni. Spegnere uno schermo rappresenta un limite e Marco lo percepisce come una sfida difficile da accettare. A questo proposito, puoi approfondire leggendo: 8 campanelli d’allarme sui rischi del digitale per i tuoi bambini

La biologia della frustrazione: comprendere e accogliere

Sapere che dietro il conflitto c’è una reazione biologica può aiutare i genitori a vedere le cose con maggiore calma. Claudia inizia a capire che la frustrazione di Marco non è una mancanza di rispetto. È una reazione naturale, una fase di crescita.

“Quindi, come posso aiutarlo?” si chiede Claudia. Per prima cosa, provando ad accogliere l’emozione. Dice: “so che ti stai divertendo e spegnere è difficile”, riconosce la frustrazione del bambino senza negarla. Claudia nota che Marco inizia a calmarsi.


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Creare routine e limiti che parlino la loro lingua

Claudia inizia anche a introdurre piccole routine:

  1. Ogni sera, 5 minuti prima che il tempo di schermo finisca, glielo ricorda dolcemente. Col tempo, il passaggio diventa meno improvviso.
  2. Stabiliscono insieme delle regole: la sera, niente schermo dopo cena!

Claudia scopre che spiegare le regole in anticipo rende tutto più sereno. Marco sa cosa aspettarsi e si sente più sicuro.

Il valore del dialogo: ascoltare senza giudicare

Capita ancora che, dopo aver spento lo schermo, Marco si arrabbi, ma Claudia non si sente più persa. Lo lascia esprimere, senza interromperlo poi, con calma, gli chiede: “Perché è così difficile spegnere il tablet?” Con sorpresa, lui risponde: “Perché mi piace e non voglio che finisca!”

Claudia capisce che dietro quella rabbia c’è un desiderio profondo di libertà, di controllo su qualcosa che gli piace. Decidono insieme che può scegliere quale cartone guardare: una piccola decisione che fa sentire Marco ascoltato, valorizzato.

Una nuova prospettiva sul conflitto

Claudia comincia a vedere il conflitto sotto una luce diversa. Non è più un ostacolo, ma un’opportunità per comprendere suo figlio ricordandosi che è una fase di crescita. Si accorge che anche lei sta cambiando. Il conflitto con Marco la sta aiutando a diventare più paziente, a rispondere con calma. Quella frustrazione iniziale è diventata un punto di incontro tra loro.

Il conflitto con i nostri figli può essere difficile da gestire. Ma accettare che queste reazioni fanno parte del loro sviluppo ci aiuta a trovare un nuovo approccio. La biologia ci insegna che la frustrazione è una fase normale, e che possiamo trasformarla in un’occasione di crescita.

Puoi approfondire leggendo: Foto dei figli sui social: li stiamo proteggendo? 3 modi per non sbagliare

GIULIA DALL’AGLIO
consulente digitale e docente di nuove tecnologie,
life coach di carattere ontologico

Contatti: @tecnologiafamiliare tecnologiafamiliare.it

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