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Il passaggio dall’infanzia all’adolescenza è un periodo complesso per i figli. Ma lo è anche per i genitori che devono cambiare stile comunicativo, perché il modo di parlarsi non è più quello.
Verso i 12-13 anni capita che i figli inizino a starci alla larga, non parlarci quasi più e quando ci rivolgono la parola spesso è per sfidarci, anche in modo aggressivo. Perché accade?
Un aspetto fondamentale sono i cambiamenti di umore e le variazioni del livello di energia, così come il continuo oscillare tra la volontà di rendersi indipendenti dai genitori e la richiesta di supporto. Il pre-adolescente desidera stabilire e fissare la propria identità, e ciò può spingerlo a:
- creare nuove amicizie e rapporti sociali;
- esplorare la sessualità e sviluppare le prime relazioni romantiche;
- ricercare maggiori responsabilità;
- curare il proprio aspetto e il proprio look;
- preservare i propri spazi e la privacy.
Questo contenuto? È Certificato!
Se sto scrivendo qui, sul blog e sulla rivista etica per Genitori, è perché l’Ente italiano “Bambini & Genitori”, la prima Community NOprofit nel panorama educativo nazionale, ha certificato l’etica di quello che stai leggendo.
Grazie al suo Comitato Scientifico, che vede nomi autorevoli come Paolo Crepet, Maria Rita Parsi e Alberto Pellai, veri luminari sull’educazione genitoriale; ha ritenuto che questi contenuti seguano le linee-guida educative del terzo millennio, siano pedagogicamente corretti e propedeutici allo sviluppo degli adulti di domani, quindi buona lettura!
E quando arriva l’adolescenza?
L’ingresso in questo mondo è meno netto, perché l’adolescenza è oggi una sorta di stabilizzazione giovanile, bloccata in un limbo di deresponsabilizzazione, appiattita sul mito dell’eterno giovane.
Essere genitore di un/a adolescente vuol dire imparare ad accettare di non essere più l’unico riferimento del proprio figlio e accompagnarlo nella crescita verso l’autonomia. Spesso ci si sente disorientati dal cambio di comportamento del “nostro cucciolo” che ora chiededistanza, limita la comunicazione, ci provoca con le parole e con i gesti.
C’è bisogno di capire meglio cosa succede e perché, imparando a leggere il comportamento di distacco dei figli come un fatto necessario alla loro crescita. Accettare che il loro amore nei nostri confronti abbia un andamento ondivago, su e giù, non deve farci venire il “mal di mare”.
E questo non vuol dire accettare le sue provocazioni o modi maleducati. In teoria è facile, ma in pratica molto meno.
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Perché si attiva questa conflittualità fra genitori e adolescenti?
La conflittualità tra genitori e figli è in crescita perché i tempi dell’adolescenza si sono allungati, inizia con l’ingresso alle scuole medie ma non si capisce bene quando finirà.
Le cause? Sono sociali ed economiche soprattutto, a questo proposito puoi approfondire leggendo: Figli e social: qual è l’impatto sulla loro salute mentale? 5 strategie per gestirle
Ma le cause si accompagnano anche a un crescente bisogno degli adulti di proteggere la prole dai problemi e alla progressiva perdita dell’impatto educativo da parte della scuola.
Risultato: figli distanti e incapaci di chiedere aiuto, genitori in preda a un senso di scoraggiamento e di missione fallita.
Grazie allamindfulness però si possono individuare le aree critiche nelle relazioni in famiglia, facendo in primis molta attenzione ai conflitti ripetuti.
Quando si verifica sempre la stessa criticità, bisogna osservare bene come risponde il figlio e cosa sentiamo noi. Nove volte su dieci, stiamo riattivando uno schema della nostra infanzia.
Per il genitore è il momento di guardare alla propria storia di figlio e magari iniziare un lavoro su sé stesso per capire gli atteggiamenti di una reazione disfunzionale con il proprio figlio, perché paradossalmente gli adolescenti di oggi sono più aperti ad iniziare un percorso di psicoterapia personale.
Quali gli strumenti più efficaci nel proprio ruolo genitoriale?
1) Non eccedere nel verbalismo, nelle esortazioni, ma cercare di ascoltare il proprio “sentire” e il punto di vista del figlio.
2) Parlare poco evitando prediche, discorsi moralistici. Gli adolescenti adottano una sorta di disinnesco cognitivo di fronte all’eccesso comunicativo. Per l’adulto è “dialogo”, il ragazzo lo percepisce come aggressività verbale.
3) Mantenere la distanza, necessaria ad educare. Il conflitto permette al figlio di districarsi dal rapporto simbiotico materno, mettendosi alla prova.
4) Mostrare competenza conflittuale. Abbandoniamo la ricerca dell’armonia, spostando il focus educativo su quella particolare capacità adulta che, lavorando per mantenere una giusta distanza, acquisisce come strategici la gestione della contrarietà, delle divergenze, del disordine.
Puoi approfondire leggendo: 6 strategie per guidare i figli nel loro viaggio digitale
MARIA ELENA RASCHI
psicologa esperta di sostegno alla genitorialità
Contatti: tel. 338.293.95.30
www.dottoressaraschi.it
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