Figli autistici e conflitti in famiglia: come comportarsi?

 Conoscere i propri figli è un percorso lungo e complesso, che dura tutta la vita ma per noi genitori di bambini e ragazzi autistici, la strada è ancora più in salita.

In ogni fase della crescita i nostri figli sono persone diverse, con caratteristiche nuove a volte difficili da comprendere a tal punto da generare conflitti. Partiamo dall’inizio, ovvero dai primi anni di vita, quando ancora la diagnosi è lontana.

Fin da subito, i genitori come noi si trovano a gestire dei conflitti con il proprio figlio che hanno qualcosa di più sfuggevole di un conflitto con un bambino “normale”. Spesso, infatti, non comprendiamo da cosa deriva il malumore del bambino, che, ad esempio:

  • può iniziare a piangere improvvisamente senza motivo;
  • all’improvviso sfoga la sua rabbia rompendo qualcosa;
  • si butta a terra di colpo in mezzo alla strada, rifiutandosi di camminare.

Questo contenuto? È Certificato!

Se sto scrivendo qui, sul blog e sulla rivista etica per Genitori, è perché l’Ente italiano “Bambini & Genitori”, la prima Community NOprofit nel panorama educativo nazionale, ha certificato l’etica di quello che stai leggendo.

Grazie al suo Comitato Scientifico, che vede nomi autorevoli come Paolo Crepet, Maria Rita Parsi e Alberto Pellai, veri luminari sull’educazione genitoriale; ha ritenuto che questi contenuti seguano le linee-guida educative del terzo millennio, siano pedagogicamente corretti e propedeutici allo sviluppo degli adulti di domani, quindi buona lettura!

Come reagiscono i bambini autistici?

Tutti i bambini entrano in conflitto con gli adulti per cose intuitive: “mi hai detto no, mi hai tolto il gioco preferito, non mi fai salire sull’altalena”.

Ma quando il conflitto si genera, perché il sistema sensoriale del bambino autistico si è sovraccaricato di suoni, luci, odori che si sono mescolati tra loro senza riuscire ad essere processati e il bambino si mette a piangere e urlare, pensate che quel genitore capirà cosa sta succedendo? Assolutamente no!

Anzi, passerà giorni - e spesso anche notti - a domandarsi cosa ha sbagliato nel tentativo di darsi risposte che spesso neanche esistono.

Con la diagnosi di autismo, la situazione si fa un po' più chiara e, perlomeno, la famiglia riesce a dare un nome a tante manifestazioni prima quasi incomprensibili; tuttavia questo non evita i conflitti in famiglia. A questo proposito, può esserti utile leggere: Autismo e mediazione


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Cosa è possibile fare per disinnescare il conflitto?

Per tanti di noi che da tempo si appoggiano alla scienza ABA (applied behavoiur analysis) è ormai chiaro che tutti i comportamenti sono prodotti da delle cause – non solo quelli degli autistici - e che certi comportamenti vengono erroneamente rafforzati, rendendo poi pane quotidiano il comportamento disfunzionale, anticamera del conflitto.

Vale a dire che, se tu fai qualcosa di sbagliato e io senza neanche accorgermi di ciò, ti sostengo nel tuo atteggiamento sbagliato, tu lo ripeterai sempre e per sempre, rendendo la mia vita un inferno.

Nel caso degli autistici non è sempre semplice capire quali antecedenti hanno determinato un certo comportamento e spesso i genitori si trasformano in veri e propri scienziati che, con metodo, fanno ipotesi, le sperimentano e sviluppano vere e proprie teorie, grazie sempre all’aiuto di validissimi professionisti. Puoi approfondire leggendo: Idee vincenti per aiutare i figli autistici ad esprimersi

Genitori esperti nello “spegnere il conflitto”

Negli anni, i genitori come noi, diventano i massimi conoscitori del proprio figlio e forse migliori di chiunque altro ad evitare conflitti, proprio perché con una precisione autoptica e, fino alla nausea, hanno sviscerato azioni, gesti e parole, per evitare il più possibile quegli accessi che socialmente non possono essere accettati.

Ovviamente, i tipi di conflitti che si innescano con il proprio figlio, dipendono anche dal livello di autismo in questione. Ragazzi/e con un alto funzionamento a volte cercano di evitare il conflitto con il genitore (soprattutto nella fase adolescenziale) giustificandosi con un semplice: “ma io sono autistico”, come se la diagnosi fosse il “tana libera tutti” che consente loro qualsiasi atteggiamento.

Altri ragazzi, invece, temono moltissimo il conflitto e il rimprovero. Mio figlio, tanto per riderci su, quando viene rimproverato o peggio ancora si discute, ne è talmente colpito da ricordare, a distanza di anni, il giorno e l’ora del litigio oltre che ogni singola frase della discussione… e per fortuna, non discutiamo quasi mai!

In conclusione, educare nel rispetto del differente grado di comprensione della realtà che ha ognuno dei nostri ragazzi è un preciso dovere di noi genitori, per permettere, indipendentemente dalla diagnosi, un inserimento sociale adeguato e soddisfacente nel mondo.

 Se vuoi proseguire, può esserti utile leggere: Aspirazioni e inclusione dei nostri figli… anche se autistici

FRANCESCA DELMONTE
presidente "Comitato Autismo 365"

Contatti: autismo365.it

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