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Viva la ribellione! Noi adulti dovremmo celebrarla come i primi passi verso la loro autonomia di pensiero e invece…
Ogni fase dell’esistenza ha le sue complessità. Dalla prima infanzia alla vecchiaia, ogni età presenta sfide uniche. E i cambiamenti che accompagnano la crescita possono essere tanto esaltanti quanto gravosi. Ma quando parliamo di adolescenza, è davvero necessario riscrivere l’idea collettiva che sia “il periodo più difficile della vita” per eccellenza perché se continuiamo a considerarla tale, rischiamo di far sì che questa visione diventi una profezia che si auto-avvera.
Questo contenuto? È Certificato!
Se sto scrivendo qui, sul blog e sulla rivista etica per Genitori, è perché l’Ente italiano “Bambini & Genitori”, la prima Community NOprofit nel panorama educativo nazionale, ha certificato l’etica di quello che stai leggendo.
Grazie al suo Comitato Scientifico, che vede nomi autorevoli come Paolo Crepet, Maria Rita Parsi e Alberto Pellai, veri luminari sull’educazione genitoriale; ha ritenuto che questi contenuti seguano le linee-guida educative del terzo millennio, siano pedagogicamente corretti e propedeutici allo sviluppo degli adulti di domani, quindi buona lettura!
Conflitti: la responsabilità degli ormoni
I mutamenti ormonali che avvengono durante l’adolescenza svolgono senz’altro un ruolo importante. Ormoni come il testosterone e il progesterone influenzano il comportamento e possono generare reazioni emotive intense. Immaginiamo una potente automobile nuova, sportiva, fiammante e grintosa che dobbiamo imparare a guidare: all’inizio risulta difficile da controllare. La fase adolescenziale è simile. Si tratta di imparare a gestire una vitalità nuova che, senza una guida adeguata, può portare a “sbandare”.
Così come non è permesso guidare senza aver prima preso la patente, anche i giovani dovrebbero ricevere una vera educazione sessuale e relazionale, che permetta loro di informarsi in modo chiaro e competente sui cambiamenti del corpo e sulle nuove possibilità relazionali. Spesso, infatti, i maggiori scontri familiari riguardano proprio la gestione del corpo (scelte estetiche, tipo di abbigliamento, ecc.) e l’autonomia personale.
Dobbiamo capire che l’esperienza si apprende vivendo, quindi aspettarsi maturità da giovani che si stanno affacciando al mondo senza una reale esperienza è irragionevole. È perciò essenziale fornire loro gli strumenti per affrontare le sfide che incontreranno.
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La comunicazione come chiave
Molti genitori, quando i figli cominciano a costruire una vita sociale autonoma, desiderano entrare nelle loro dinamiche personali. Tuttavia, questo desiderio di vicinanza rischia di diventare un’ingerenza che, sebbene in parte giustificabile, può risultare invasiva.
È cruciale costruire una comunicazione efficace tra genitori e figli.
La comunicazione non si sviluppa automaticamente; richiede tempo, impegno e il giusto equilibrio tra quantità e qualità del tempo trascorso insieme. La qualità, da sola, non basta. La comunicazione è una competenza che deve essere coltivata sin dai primi mesi di vita. E qui, come comunità educante, giochiamo un ruolo essenziale.
Gli adulti tendono a mostrare ai giovani un’immagine idealizzata di sé, ma sarebbe utile alla relazione condividere le proprie esperienze, incluse le difficoltà e gli errori.
Raccontare le proprie avventure adolescenziali, le emozioni confuse, aiuta i ragazzi a sentirsi meno soli e “strani”. Riconoscere che ogni pensiero ha diritto di cittadinanza nella nostra mente permette di affrontarlo, invece di reprimerlo. Puoi approfondire leggendo: Comunicare bene le proprie emozioni: come insegnarlo ai figli?
Quando i figli si oppongono, non stanno contestando solo le regole, ma anche certe dinamiche familiari. Questa ribellione può essere un segnale di crescita, non un fallimento relazionale. Dovremmo celebrare la ribellione come i primi passi verso un’autonomia di pensiero. Anche se a volte in modo goffo, da adolescenti si prova a mettere in discussione le abitudini familiari che fino a quel momento sembravano ovvie:
- evita di giudicare subito la forma in cui arriva il giudizio dei figli, concentrati sul contenuto: molto spesso le loro intuizioni, anche se comunicate in modo inadeguato, offrono spunti di riflessione brillanti.
- Comprendi l’obiezione che ti sta facendo: è una ricchezza e spetta a noi adulti fornire loro gli strumenti comunicativi migliori.
- Ascolta i figli e accogli le loro emozioni: è fondamentale. Spesso, la ribellione è una reazione a un bisogno di libertà e autonomia, ma anche a richieste familiari percepite come oppressive.
Gli adolescenti non cercano il conflitto per il gusto di farlo; cercano piuttosto di affermare la propria identità in un mondo che cambia rapidamente. La ragione si trova nel dialogo tra le parti e (quasi) mai nell’imposizione autoritaria.
ROBERTO SEGHI ROSPIGLIOSI
pedagogista, giudice onorario minorile
Contatti: tel. 340.675.45.69 - @spazioermes
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