Mai sentito parlare dell’OnLife? Eppure lo pratichi tutti i giorni!

Viviamo in un mondo iper-digitalizzato. Siamo sempre connessi alla rete e spesso non ne siamo neppure consapevoli…

La nostra vita oscilla costantemente tra mondo reale e mondo virtuale; trovare un vero spartiacque spesso risulta quasi impossibile e i due mondi, fisico e digitale, arrivano al punto di (con)fondersi.  


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Non è certo una novità. Già molto prima della pandemia, mandavamo e-mail dall'ufficio e magari nel mentre chiamavamo la zia, leggevamo distrattamente qualche notizia online, navigavamo sui social o acquistavamo un nuovo tostapane su qualche marketplace.

Questo vivere costantemente (e spesso anche inconsapevolmente) connessi spostandosi continuamente dal mondo reale a quello digitale ha un nome: ONLIFE.

Onlife è un neologismo coniato dal filosofo romano Luciano Floridi, classe 1964, professore di filosofia ed etica dell'informazione prima ad Oxford, dove dirige il Digital Ethics Lab, e dal 2024 a Yale. Oltre 13 saggi all'attivo, collaborazioni con Unesco, Commissione Europea e Governo Britannico.

Nel 2013 ha coniato il termine onlife proprio per descrivere quella che è la condizione umana oggi, nell'Era Digitale.

Onlife è proprio questo. Una nuova società, un nuovo modo di esistere, in cui la barriera tra reale e digitale è caduta. Non c'è più una vera differenza tra online e offline, c'è solo un onlife: un'esistenza ibrida.

L'immagine è composta da tanti cerchi luminosi di differenti colori che si fondono fra loro e rappresenta idealmente l'unione e il sostegno della Community Etica di Bambini e Genitori

Onlife: il cambio di paradigma

È ormai talmente radicato questo stile di vita dell'iperconnessione che molti di noi vivono onlife senza nemmeno rendersene conto, senza esserne realmente consapevoli, con grandi problemi di adattamento.

La consapevolezza di essere parte di questa nuova modernità ci permetterebbe di superare la questione dell'adattamento. È la tecnologia che deve adattarsi a noi, non il contrario.

Invece, si sta iniziando a pensare alle città intelligenti con corsie preferenziali per macchine che si guidano da sole. Questo è solo un esempio per ragionare sul fatto che spesso siamo noi che ci adattiamo alla tecnologia, non il contrario come dovrebbe essere.

Un altro punto cardine è l'autonomia delle nostre decisioni. Conoscere il funzionamento del mondo digitale ci permette di viverlo da protagonisti e non da marionette.

Oggi scegliamo l'albergo, la musica da ascoltare, il film da vedere, cosa mangiare o che vestito comprare basandoci sui suggerimenti di un algoritmo

Intendiamoci, non c'è niente di male di per sé ma quanti ne sono realmente consapevoli?

Il problema è tutto nella mancanza di consapevolezza.

La passività con cui subiamo il suggerimento, che erode costantemente la nostra autonomia decisionale muovendoci verso una pigrizia mentale e una manipolazione del tutto inconsapevole.

Attenzione però, questa non è né una novità né un problema squisitamente digitale. Viviamo in una società dove ci sono un miliardo di proposte commerciali e ci ritroviamo a dover scegliere fra cento varianti dello stesso prodotto. Se non ci fossero delle “scorciatoie decisionali” probabilmente saremmo tutti al manicomio.  TV, pubblicità, marketing, da anni siamo sottoposti a suggerimenti, consigli, bias cognitivi che ci portano a compiere azioni “pilotate” in modo più o meno cosciente.

Qual è la differenza quindi?

La passività del mezzo di ieri contro l'interazione di oggi. L'interazione con un algoritmo “intelligente”, capace di imparare, evolvere, cambiare e suggerire sulla base delle piccole scelte che l'individuo compie giornalmente.

TV, radio, giornali, cartellonistica propongono messaggi generici e passivi. Ieri avevamo a che fare con comunicazioni unilaterali che non prevedono un'azione di risposta da parte dell'utente (almeno non nell'immediato).

Oggi invece, il digitale è coinvolgente e interattivo.

Noi ci muoviamo, compiamo azioni, all'interno dello spazio online, che hanno ripercussioni (positive, negative o neutre che siano) sul mondo offline.

Acquisto un vestito nuovo online e poi lo indosso nel mondo “reale”. Si può fare tutto comodamente da uno smartphone mentre si aspetta il caffè al bar.

Essere maggiormente consapevoli dell'onlife, dell'interconnessione, di questa liquidità tra digitale e reale, comprenderlo ed essere educati al digitale ci permetterebbe di usare la tecnologia al nostro servizio senza diventarne schiavi o dipendenti.

I giovani e la vita onlife

E i giovani in tutto questo? Come influenza l'onlife le nuove generazioni di nativi digitali che sono cresciute in questa prima fase dell'onlife senza avere un “prima” a cui rapportarsi.

Si tratta di giovani a cui genitori e scuola non hanno potuto o saputo dare la preparazione adeguata in quanto loro stessi “impreparati” davanti alla novità e i progressi così rapidi della tecnologia.

Le opinioni sono discordanti e, oggettivamente, ad oggi ancora non siamo in grado di sapere se ci saranno conseguenze date dall'uso senza filtri, o guide, del mezzo digitale e quali potranno essere.

C'è chi come Cal Newport, docente di informatica alla Georgetown University, sostiene che è stato fatto il lavaggio del cervello a tutta la generazione nata 10 o 15 anni fa.

Qui, eticamente, siamo più della scuola di pensiero di Floridi: spesso creiamo tecnologie straordinarie davanti alle quali non siamo all'altezza.

Basta guardarci intorno e osservare con quanta ingenuità viene usato il digitale tanto dai figli quanto dai genitori.

La consapevolezza è il primo passo e quella finalmente c'è.

Siamo arrivati fin qui impreparati, ma ci stiamo preparando. Finalmente inizia a diffondersi, seppur lentamente, una cultura del digitale che mira all'educazione e alla consapevolezza.

Il digitale consapevole è uno strumento meraviglioso

Non abbiamo mai avuto tante possibilità come oggi. Si ci sono aspetti importanti da affrontare come l'effetto delle piattaforme hi-tech su tornate elettorali o l'assenza di una vera e propria legislazione sul web.

Tuttavia, chi ha qualche annetto (ma non serve andare tanto indietro) si ricorderà sicuramente cosa significava accedere al sapere nell'Era dell'Analogico. Le ore in biblioteca, la difficoltà di accesso alle informazioni. Certo oggi siamo travolti da una marea di informazioni che spesso non siamo sufficientemente preparati per ponderare, prendiamo lauree in medicina all'Università di Google e facciamo fatica a riconoscere una notizia vera da una falsa (per dirne alcuni...)

Tuttavia, la macchina resta una macchina, noi a differenza sua abbiamo la possibilità di scelta  che si amplia incredibilmente se iniziamo a formarci digitalmente.

Dobbiamo essere noi a dominare la tecnologia, non il contrario.

Se pensiamo alle opportunità del mezzo digitale, non ne abbiamo mai avuto così tante. Internet è democratico, non fa differenze, dà le stesse opportunità a chiunque. Basta avere una connessione internet relativamente stabile. Per esempio, oggi, via web si possono seguire le lezioni delle migliori università d'Italia e del mondo senza spostarci da casa, si può lavorare dall'altra parte del mondo stando comodamente nel proprio studio, e questi non sono che un piccolissimi esempi delle potenzialità dell'onlife e dell'era digitale.

Purtroppo però tutte queste potenzialità non sempre vanno di pari passo con una maggiore competenza e consapevolezza delle persone. Come direbbe il genio della lampada abbiamo  fenomenali poteri cosmici, in un minuscolo spazio vitale (cit.).

Formare bambini, ragazzi e adulti è la base per un internet migliore, più sano e sicuro, per non essere vittime del digitale ma dominarlo vivendo onlife consapevolmente e positivamente. Noi, nel nostro piccolo, ci stiamo provando!

SARA MAIRA
docente di comunicazione e marketing specializzata nel digitale

Contatti: instagram.com/digitaleducationitalia


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