Cutting, burning e branding sono comportamenti frequenti durante l’adolescenza, così come i disturbi dell'alimentazione.
E questo non è un caso: il corpo cambia, amato e al tempo stesso rifiutato, il corpo dove nasce il desiderio sessuale e in cui si radica l’identità, è il terreno di battaglia di ogni ragazzo e ragazza.
Con il tagliarsi, l’adolescente cerca una disperata via d’uscita dalla fatica per lui insostenibile della crescita, dal senso di fallimento per il non sentirsi in grado di farcela a diventare grande.

Un dolore mentale troppo forte, un’angoscia troppo intensa e insostenibile gli fa preferire il dolore fisico. Le ferite inflitte al corpo sono un mezzo estremo con cui lottare contro la sofferenza psicologica.
La ferita crea un rifugio provvisorio, che consente all’individuo di riprendere fiato: […] serve a scaricare una tensione, un’angoscia che non lascia più alcuna scelta, nessun’altra risorsa – e di cui l’individuo deve potersi liberare.
Tagliarsi, ma anche bruciarsi con le sigarette (burning) o marchiarsi a fuoco la pelle con un laser o un ferro rovente (branding) o grattarsi sino a farsi uscire il sangue, permette, in assenza di strategie più mature e funzionali, di ristabilire un equilibrio, di ricollocarsi nella propria vita, di esprimere la propria indipendenza affettiva dai genitori o una sfida nei confronti delle regole che questi ultimi vogliono imporre.
I segni e le cicatrici lasciati da questi gesti autodistruttivi racchiudono una sofferenza per la quale l’individuo non ha ancora trovato parole per raccontarla e spiegarla.
Per altri adolescenti tagliarsi è un modo per percepire di esistere ed essere vivi: meglio un dolore fisico che non sentire niente o sentirsi vuoti e inutili.
Chi decide di tagliarsi lo fa di solito di nascosto e cerca di mantenere il segreto su questo comportamento. Alcuni segnali che possono far insospettire:
- Maniche lunghe anche fuori stagione, vestiti eccessivamente coprenti anche d’estate
- Macchie di sangue sui vestiti
- Ferite, lividi o tagli non spiegati
- Possesso di oggetti appuntiti come lamette, pezzetti di vetro o di ceramica, coltellini
- Isolamento (come ad esempio passare lunghi periodi chiusi in bagno)
- Mancanza di legami sociali
- Disegni, scritti ecc. che hanno per tema il dolore, la tristezza, il ferirsi.
- irritabilità;
- difficoltà nel fronteggiare emozioni forti;
- rabbia eccessiva o umore depresso;
Cosa fare?
Per aiutare un adolescente che si ferisce, è fondamentale non colpevolizzarlo né mortificarlo. E’ necessario che il genitore tenga a mente che, per quanto gli appaia incomprensibile, questo è l’unico modo che il figlio o la figlia hanno trovato per fronteggiare un periodo difficile. Dunque fargli sentire tutto il nostro sostegno e la nostra comprensione, evitare quindi ultimatum, punizioni o minacce.
Offrire sostegno significa aiutarlo a riconoscere le proprie emozioni e a gestirle in modo diverso che con i tagli, incoraggiandolo a chiedere aiuto ad un esperto per risolvere al più presto la problematica emergente. Uno psicologo/psicoterapeuta competente potrà aiutarlo ad elaborare ciò che gli sta accadendo, a riconoscere le proprie emozioni e quindi ad individuare strade più sane per esprimere i suoi stati d’animo.
DAGLI ESPERTI
psicologi, pedagogisti e couselor relazionali della Redazione “Genitori”
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