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“Mi raccomando fai il bravo!” È una delle frasi più pronunciate da noi adulti quando un bambino si interfaccia ad una nuova realtà.
Nella nostra cultura occidentale, classifichiamo i bambini nella misura in cui si adeguano al contesto senza confliggere con l’adulto di riferimento perché il conflitto in sé, è qualcosa da evitare. E gli chiediamo di negare la propria pulsione alla vita e alle relazioni pur di non scontrarsi con l’Altro!
Questo contenuto? È Certificato!
Se sto scrivendo qui, sul blog e sulla rivista etica per Genitori, è perché l’Ente italiano “Bambini & Genitori”, la prima Community NOprofit nel panorama educativo nazionale, ha certificato l’etica di quello che stai leggendo.
Grazie al suo Comitato Scientifico, che vede nomi autorevoli come Paolo Crepet, Maria Rita Parsi e Alberto Pellai, veri luminari sull’educazione genitoriale; ha ritenuto che questi contenuti seguano le linee-guida educative del terzo millennio, siano pedagogicamente corretti e propedeutici allo sviluppo degli adulti di domani, quindi buona lettura!
Quando il conflitto è fra bambini, come gestirlo?
Nel mondo degli animali - tranne la specie umana - il conflitto è fondamentale per conoscere l’Altro ma anche se stessi, poiché permette di comprendere il proprio confine, anche corporeo. E laddove c’è scontro, c’è inevitabilmente un incontro.
Quindi, nella fase di conflitto è importante che l’adulto non intervenga se non si verifica una situazione di pericolo.È molto più utile ed evolutivo intervenire a conflitto avvenuto:
- trovando il modo di attribuire nuovi significati a quanto successo (senza imporsi in maniera dogmatica o risolutiva);
- essendo abili a condurre i protagonisti coinvolti lasciandosi condurre (senza imporre punti di vista esterni);
- stimolando la condivisione in maniera ecologica, partendo proprio da ciascun protagonista e chiedendo “cosa volevi ottenere, comunicare?”
Se vuoi approfondire, puoi leggere: Tecnologia o gioco fisico? Quale scegliere per lo sviluppo dei nostri figli?
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Quanto è necessario “fare la pace”?
Pensare che il conflitto termini con il “fare la pace” appaga certamente l’adulto che sente di aver ripristinato l’ordine. Tuttavia, se lo “stringere la mano” è imposto e non realmente sentito dai bambini coinvolti non ha senso pretenderlo.
Se i bimbi di oggi potessero darci il loro punto di vista, certamente direbbero a noi adulti di smettere di pensare e di tornare a “sentire” e a “sentirsi”.
Infatti, noi adulti dobbiamo imparare dai bimbi a saper so-stare nel conflitto finché non lo sentiamo realmente risolto nel cuore e non solo con la mente.
Nelle relazioni di ogni tipo, siano esse fra bambino e adulto o fra pari, ci sono almeno 3 cicli che si alternano:
- Il match che prevede unione e vicinanza dove i due individui sono allineati, vicini, in unione.
- Il mismatch, ovvero la rottura, in cui inevitabilmente ci sarà uno scontro. La bellezza della diversità sta proprio in questo, nella possibilità di definirsi per differenziazione dall’altro.
- A questo punto si aprono 2 possibilità, lasciare la relazione in rottura (che non ha nulla di evolutivo e non è mai fonte di crescita) oppure risolvere, riparare il conflitto.
Questo non significa chiudere sempre col “fare la pace”, significa piuttosto aver risolto dentro di sé quella rottura che può tradursi in una nuova unione (match) reale, sentita ed autentica oppure, può essere una chiusura comunque ma senza sovrastrutture, senza qualcosa di non risolto, quelle chiusure che non lasciano dentro di noi “zone di buio irrisolte”.
Nel caso di conflitto tra genitore e bambino, non possiamo pretendere che sia il cucciolo d’uomo a chiedere la riparazione, un adulto strutturato deve, nel momento giusto, proporre una riparazione alla relazione attraverso l’attribuzione di significati e soprattutto attraverso il canale corporeo.
Un nuovo paradigma nella risoluzione del conflitto
In Giappone esiste una forma d’arte che si chiama Kintsugi e consiste nella riparazione di vasi o piatti rotti attraverso l’apposizione di foglie d’oro o di argento. Questo aspetto mi fa pensare a quanto valore possa assumere una rottura se ben “riparata”, se davvero usciamo dalla visione egoistica di pensare di voler avere ragione quando in realtà desideriamo solo essere amati e visti, sia noi adulti che i nostri bambini, ma anche gli adolescenti, soprattutto quando si tratta di un conflitto in famiglia.
SIMONE MIGLIORATI
pedagogista, counselor, trainer del benessere dei contesti educativi, insegnante yoga bimbi
Contatti: tel. 349.830.10.04
@simonemigliorati_pedagogista
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