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Un fil rouge che accomuna i colloqui di psicoterapia con i genitori, è la conflittualità con i propri figli, ovvero la paura che fa da sfondo a questo scenario.
Infatti, la maggior parte dei genitori teme la discussione o, peggio ancora, la evita. I motivi che si celano dietro questa paura in realtà sono molteplici, alcuni dei quali hanno a che fare direttamente con la storia trigenerazionale della coppia genitoriale e con i modelli educativi prevalenti nelle loro famiglie di origine, che si riversano direttamente dentro la relazione attuale.
Può capitare infatti che una persona, che abbia vissuto in un contesto famigliare ad alta conflittualità e che abbia ‘scelto’ come partner qualcuno con cui non litigare per vivere un’esperienza coniugale opposta a quella dei propri genitori, si ritrovi improvvisamente a dover gestire con grande difficoltà e disagio le ‘naturali ed evolutive’ rabbie del proprio figlio, soprattutto se adolescente.
Questo contenuto? È Certificato!
Se sto scrivendo qui, sul blog e sulla rivista etica per Genitori, è perché l’Ente italiano “Bambini & Genitori”, la prima Community NOprofit nel panorama educativo nazionale, ha certificato l’etica di quello che stai leggendo.
Grazie al suo Comitato Scientifico, che vede nomi autorevoli come Paolo Crepet, Maria Rita Parsi e Alberto Pellai, veri luminari sull’educazione genitoriale; ha ritenuto che questi contenuti seguano le linee-guida educative del terzo millennio, siano pedagogicamente corretti e propedeutici allo sviluppo degli adulti di domani, quindi buona lettura!
Che ruolo ha la paura nel conflitto?
Altre volte, la discussione tocca corde ancora più profonde, emotive e non del tutto consapevoli, quali per esempio la paura di perdere il legame vero e proprio; paura spesso irrazionale, ma che può essere percepita da entrambe le parti. Infatti sull’onda di quella stessa paura, il figlio può sviluppare comportamenti più compiacenti verso il genitore, mentre il genitore può scegliere di perdere di colpo il proprio ruolo genitoriale e rinunciare a regole che potrebbero limitare -ma anche giovare- la crescita del proprio figlio. Pertanto, dire ‘NO’ ad un figlio sapendo che viene detto per il suo bene, ha un peso ed un sapore diverso rispetto ad un ‘NI che poi diventa SI’ dettato dalla paura di perderlo o di deluderlo.
I figli hanno bisogno di confini e paletti in cui crescere, perché senza di essi non possono costruire una sana personalità. Questa è una regola sacrosanta per un buon sviluppo psicofisico.
In situazioni famigliari complesse o disfunzionali, laddove sono presenti genitori che non sono in grado di mettere adeguate regole, alcuni figli possono imparare a mettersi dei limiti da soli (a loro spese, rinunciando al proprio ruolo di figlio), mentre altri vogliono superare sempre la cosiddetta asticella e incappano in esperienze potenzialmente dannose e traumatiche, perché fatte in assenza di una protezione genitoriale (che è necessaria per non dire doverosa).
Se vuoi approfondire, può esserti utile leggere: dare rispetto per dare valore
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Nel confronto si condividono emozioni
Il conflitto genitore-figlio deve essere inteso come un meraviglioso momento di confronto di opinioni, in cui far emergere punti di vista differenti, che vanno via via a definirsi e a definire in ciascuno il proprio pensiero, il proprio ragionamento (giusto o sbagliato che sia) e le proprie emozioni. All’interno di questo processo, la crescita è reciproca, perché ciascuno ‘vede’ il pensiero dell’altro e lo riconosce senza imporre il proprio; sarebbe pertanto opportuno lasciare fuori dalla porta l’angoscia dettata dalla paura di perdere l’altro o il giudizio ingombrante di non essere un bravo genitore perché entrambi possono inquinare il conflitto stesso, distorcendo il senso dell’informazione condivisa. Puoi approfondire leggendo: Educare, proteggere e dare fiducia…
Non temiamo il conflitto. Pensiamo piuttosto a come aiutarli a tradurre le loro paure e le loro rabbie in parole con significati bene precisi, perché possano essere interiorizzate e diventare parole per loro rassicuranti in nostra assenza.
PATRIZIA VALENTI
psicoterapeuta sistemico-relazionale Direttrice STF Studio Terapia Familiare
Contatti: tel. 339.733.47.11
studioterapiafamiliare.com
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