Perché i figli adolescenti diventano aggressivi e ci sfidano? La parola a Maria Rita Parsi

«Genitori, non abbiate paura di chiedere aiuto nel crescere i vostri figli, anche voi avete bisogno di essere formati!»

La psicoterapeuta Maria Rita Parsi, ideatrice della Scuola Italiana di Psicoanimazione e presidente della Fondazione Movimento Bambino onlus, ritiene che la formazione sia necessaria per chi vuole mettere al mondo un bambino. «I genitori devono imparare ad essere costantemente in ascolto e comprendere che un'attenta osservazione di quanto accade nella comunità familiare – spiega – è fondamentale per diventare figure autorevoli in grado di instaurare un rapporto di fiducia con i figli, fissando le regole necessarie al dialogo e al rispetto».

Perché, soprattutto in adolescenza, sembra che i ragazzi cerchino lo scontro?

«Siamo così disabituati ad ascoltare i minori che nemmeno ci accorgiamo delle cose formidabili che dicono. Eppure ci stupiamo dell'aggressività che spesso hanno nei confronti degli adulti. Si chiama reazione: è come se, il non essere considerati, facesse alzare proporzionalmente alla mancanza di attenzione ricevuta, il livello della sfida».

Dove nascono i conflitti fra figli e genitori?

«Sono la cartina tornasole, la restituzione di ciò che i figli hanno visto in casa. Possono essere il riflesso anche di insicurezze che non trovano sostegno e comprensione. In più, il bombardamento di pessime notizie che rimbalzano sui media contribuisce a far sentire i ragazzi ancora più inquieti nelle relazioni e nell'immaginare il futuro».

Il conflitto è anche un modo per un ragazzo di affermare se stesso.

Serve a costruire la propria autonomia?

«Questo non è un conflitto, è un naturale confronto. Una maniera di non rispettare le regole date per far valere quel che si è, sottolineando la distanza fra l'io e il tu».


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Cosa consiglia per vivere il distacco serenamente?

«Se esiste il giusto dialogo, l'autonomia arriva automaticamente. I passaggi con cui i figli spiccano il volo saranno graduali, ma i genitori dovranno accompagnarli e assumersi il rischio calcolato per stimolarli a fare da sé e, parallelamente, superare le proprie paure di adulti». A questo proposito, puoi approfondire leggendo: Figli iperconnessi? Impariamo il loro linguaggio!

Coltelli negli zaini, bullismo, il virtuale che invade le giornate. Le famiglie sono sempre più disorientate.

Come coniugare fiducia e controllo?

«Le regole e il controllo sono dovuti al minore. Senza essere invadenti o maleducati, il dovere di un genitore è conoscere chi frequenta, cosa fa. Anche sapere, e verificare se necessario, cosa mette nello zaino è un compito della famiglia. Ti controlliamo perché ci interessiamo a te, ti vogliamo bene e desideriamo proteggerti. Il genitore attento e presente è molto apprezzato dai figli, che vorrebbero innanzitutto essere visti e sostenuti». Se vuoi approfondire, può esserti utile leggere: Lasciamo i nostri figli liberi di esprimere i loro talenti

Come può un genitore riportare serenità dopo una tensione coi figli?

«Cercando le ragioni del conflitto a partire da sé e dal vissuto della coppia genitoriale. Poi evitando di attribuire le responsabilità sempre ad un “altrove”. Ascoltare, senza giudicare o subito punire, è necessario. Se il conflitto non si risolve, è bene rivolgersi a un mediatore esterno: un operatore serio e non coinvolto affettivamente può essere molto utile a trovare un punto di incontro».

C’è ancora vergogna e l’idea dello psicologo come rimedio “estremo”?

«Purtroppo sì. L'educazione alla salute mentale dovrebbe iniziare all'asilo nido e figure di riferimento ad hoc dovrebbero essere previste in scuole e università. Scegliere uno psicoterapeuta aiuta a capire qual è il codice per decriptare i segnali di malessere».

Qual è il metodo dell'équipe di Maria Rita Parsi nella gestione dei conflitti genitori-figli?

«Ogni storia è a sé. Solitamente, ascoltiamo prima la coppia genitoriale, anche se spesso in studio arrivano solo le madri e dobbiamo insistere affinché si presentino i padri. Dopo i primi incontri con la coppia, sentiamo separatamente madre e padre. Poi rimettiamo insieme la coppia e analizziamo quanto raccolto. Dopodiché vediamo il ragazzino da solo, poi separatamente con la madre e separatamente con il padre e, infine, li uniamo tutti e tre e cerchiamo insieme la soluzione.

Farsi aiutare a comunicare meglio è una scelta importante; un dono che si fa a se stessi e a chi si vuole bene». Puoi approfondire leggendo: Come si diventa un genitore competente? La parola alla prof.ssa Maria Rita Parsi

ALESSANDRA TESTA
giornalista, direttrice responsabile Rivista Etica "Genitori"

Contatti: redazione@bambiniegenitori.it

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