I ragazzi e le ragazze di oggi si buttano nella vita troppo presto, hanno l'urgenza di diventare grandi, di fuggire ed essere autonomi.
La psicoterapeuta Maria Rita Parsi, che neanche a farlo apposta è in uscita con un nuovo libro intitolato La vecchiaia adolescente (Mondadori), lancia l'allarme "adolescenza anticipata".

«Anche per questo, ora più che mai, serve rimettere l'educazione al centro e formare i formatori. Genitori e docenti devono poter essere guide coerenti e affidabili, in grado di accompagnare le nuove generazioni e aiutarle a districarsi nell'invadente rumore di fondo che alberga nel mondo virtuale, ma che non rappresenta la vita vera e che, purtroppo, nasconde anche parecchie trappole».
Se dico adolescenza, qual è il primo pensiero che le viene alla mente?
«Penso immediatamente ai formidabili dodici anni, I dodici anni sono l'età della svolta: il ciclo mestruale per le ragazze, il cambiamento della voce e i primi peli in viso per i ragazzi. Al cambiamento fisico corrisponde l'inizio del percorso a ostacoli verso l'autonomia».
Come incide il ricordo dell'adolescenza nello stile educativo dei genitori?
«I genitori di oggi sono spiazzati. La richiesta di uscita dalla tutela delle famiglie è molto precoce e l'adolescenza è anticipata. Si è persa la gradualità dei riti. Un esempio banale: quarant'anni c'erano bambini o bambine con i capelli tinti già alla fine della scuola primaria? No».

Perché tutta questa fretta di bruciare le tappe?
«Siamo nell'era del virtuale. Si azzera il tempo e si rompono le coordinate spazio-temporali. Si pesca tutto quel che si vuole in un mare magnum di informazioni e lo si fa immediatamente. Senza approfondire. Gli studenti ormai fanno compiti e ricerche grazie a Google, senza far nemmeno la fatica di raccogliere i dati e sintetizzarli. Trovano una risposta già pronta ad ogni domanda, basta un copia e incolla. Ma soprattutto possono entrare in un altro mondo, in una realtà parallela in cui c'è un avatar a vivere al posto loro. Una incarnazione che può fare qualsiasi cosa, anche renderli eterni».
Come ci si difende da questa illusione di onnipotenza?
«L'internet addiction, la dipendenza da Internet, necessita di una educazione virtuosa all'uso del virtuale. Ma anche di una adeguata educazione sessuale, che tuteli i ragazzi dai pericoli della rete e dai pregiudizi, e di una formazione alla giusta comunicazione, quella per esempio delle buone notizie. Famiglia e scuola devono allearsi per far fronte alle frustrazioni dei ragazzi, alle sollecitazioni negative e alle umiliazioni e paure che ne possono derivare. Siamo un popolo di spioni e spiati. Di paranoici. Con questa ossessione del controllo è andata perdendosi anche la fiducia. Nei figli, negli amici, nei compagni di vita».
Come sostenere gli educatori, insegnanti e genitori, di oggi?
«Investendo sulla formazione e sulla cultura. Vanno formati i formatori e rimessa la scuola al centro. Serve un'economia dell'anima, non della competizione. Vorrei una scuola senza voti, ma piena di perché. Il sapere deve nutrire, non creare classifiche».
Di cosa hanno bisogno i ragazzi di oggi?
«Di quello di cui hanno sempre avuto bisogno: di dialogare ed essere ascoltati. E di avere guide affidabili, che non cambiano idea ogni cinque minuti, di adulti che siano in grado di accompagnarli nei passaggi cruciali della loro crescita, rispondendo alle loro domande senza superficialità e aiutandoli ad esercitare un pensiero critico».

ALESSANDRA TESTA
giornalista, direttrice responsabile Rivista Etica "Genitori"
Contatti: redazione@bambiniegenitori.it
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