Il gioco è il canale di espressione privilegiato nella prima infanzia.
Attraverso esso i bambini comunicano in modo immediato ed istintivo le loro emozioni, su di esso proiettano le loro rappresentazioni nascenti, le loro paure primitive....
Sempre attraverso il gioco i bambini sperimentano la socialità, imparano a collocarsi in un'interazione interpersonale più o meno complessa, emergendo gradatamente dal loro fisiologico egocentrismo, si relazionano ai pari e, ultimo ma non per importanza, sperimentano se stessi e le proprie potenzialità, conoscono, nutrono la loro curiosità.
Il gioco costituisce, concetto ben noto a pedagogisti ed educatori, che ne fanno un uso sapiente e mirato, un veicolo aureo per l'apprendimento e la formazione, intesa a 360 gradi.
Nella psicopatologia, ci è dato entrare in contatto con bambini affetti da disturbi pervasivi dello sviluppo a vario livello di severità, proprio attraverso l'esercizio del gioco parallelo, che ci consente di agganciare lateralmente, in modo non frontale ed intrusivo, il bambino facendo leva sui suoi interessi peculiari, orientati alla sensorialità, alle qualità materiche degli oggetti, ad un uso spesso incongruo e paradosso degli stessi...pattern di gioco dal carattere non di rado ossessivo e tendenzialmente solipsistico.
Il gioco costituisce quindi anche una breccia nel muro che ci consente di farci strada laddove l'interpersonalità, quella relazione che serve su un piatto d'argento la cura, in buona parte sostanziandola e significandola, risulta particolarmente difficoltosa, soprattutto nelle sue fasi d'avvio.
Allo stesso modo, il bambino vittima d'abuso tende più facilmente a riattualizzare il trauma subito proiettandolo nel gioco e nel disegno, tende cioè a drammatizzarlo in sequenze ludiche particolarmente intense e significative.
E' attraverso il non verbale che il bambino ci consegna le sue confidenze più intime e delicate, diversamente dall'adulto che possiede strumenti dialettici e metacognitivi che gli consentono di filtrare l'emozione ed elaborarla in forme più mediate, propriamente intellettualizzate.
Nelle sessioni di gioco il bambino mette in movimento la sua affettività e la sua cognizione, per questo è fondamentale che esso, anche nei frangenti più propriamente ricreativi, risulti per lui un momento piacevole ed egosintonico e non occasione di tensione emotiva.
I momenti ludici insieme ai vostri figli vi permetteranno di consolidare il legame affettivo nel collante di un'affettività positiva condivisa e vi consentiranno di affiancare il grande impegno degli educatori scolastici nella trasmissione di piccoli insegnamenti quale può essere, tra i 2 anni e mezzo e i 4, l'interiorizzazione delle regole e l'apprendimento di modalità compartecipate e condivise.
Ovviamente il bambino sperimenterà parti di se stesso diverse e differente sarà la qualità del gioco che farà con voi rispetto a quella che emergerà nel gioco spontaneo coi pari.
Nella costruzione di momenti costruttivi, intimi e piacevoli con i vostri figli, rammentate questi elementi, che vanno tenuti in considerazione:
-i tempi dell'attenzione infantile sono molto ridotti rispetto a quelli che connotano un adulto: la curva attenzionale nel bambino tende a precipitare rapidamente.
Non pretendete un'attenzione focalizzata prolungata, che è al di sopra delle sue possibilità cognitive. Proponete sessioni di gioco relativamente brevi ed internamente variegate; il bambino tenderà a percepire la stanchezza cognitiva come segnale interno di noia e diventerà non collaborativo, se non francamente oppositivo.
- non strutturate eccessivamente le sessioni di gioco, non date ad esse un assetto rigido e preimpostato. Suggerite delle tracce morbide e permettete al bambino di ampliarle con la fantasia. Date spazio alla sua libera iniziativa, alle sue associazioni, assecondatelo se transita da un gioco ad un altro o se fa un uso propriamente creativo ed incongruo degli oggetti e dei giocattoli.
-Non date un'impostazione eccessivamente cognitiva ai momenti ludici: i bambini apprendono prevalentemente attraverso l'emozione ed i canali affettivi.
Una richiesta cognitiva troppo onerosa tenderà a scoraggiare il bambino, ad indurgli stizza ed insofferenza e provocherà una reazione di disimpegno e svincolo.
Non stancate il bambino, non saturatelo a livello cognitivo.
-Il bambino intorno ai 3 anni presenta, in diverso grado, compatibilmente con il suo carattere e la sua indole, un marcato egocentrismo. Non esibirà spontaneamente, il più delle volte, una tendenza alla condivisione ed alla partecipazione. Tenderà ad appropriarsi in modo esclusivo dei giocattoli, assumerà atteggiamenti ritentivi, conservativi ed ingenerosi.
Non reagite a questo con stizza o atteggiamenti punitivi.
Non servirà.
Il bambino ha bisogno di questo egocentrismo originario ed uscirà da esso gradualmente, soprattutto attraverso un confronto frequente con i pari.
Assicurate questo ai vostri figli: che siano circondati dall'amore degli adulti ma anche che abbiano occasioni di confronto con altri bambini.
Ciò che gli insegneranno i pari non potrete insegnarglielo voi, in nessun caso ed in nessun modo.
Sono esperienze molto diverse, senza contare che gli adulti spesso inconsapevolmente incoraggiano l'egocentrismo infantile.
I pari lo sfidano e modulano reciprocamente.
Nei limiti della ragionevolezza, non siate troppo intrusivi quando assistete a sessioni di gioco fra i bambini.
Non intervenite in modo eccessivo nel mediare le loro transazioni e consentite un minimo livello di conflittualità tra loro.
Lasciate che imparino a regolarsi in modo mutuo e reciproco, a limitarsi a vicenda, se necessario anche attraverso qualche piccola spintarella.
A voi il buonsenso di comprendere quando l'intervento dell'adulto è necessario.
Ma non sostituitevi ai bambini e lasciate anche che se la vedano da soli.
Quelle interazioni che a voi sembrano caotiche e disregolate, sono invece incredibilmente preziose per la loro crescita.
-Osservate i vostri figli con curiosità, guardateli con apertura ed autentica voglia di conoscerli: apritevi alle loro preferenze, ai gusti di quelle "personcine" in divenire che sono; riproducete, in ogni sessione di gioco, quel momento magico e sensazionale del giorno del parto, quando avete INCONTRATO per la prima volta vostro figlio fuori di voi stesse, come individualità distinta e separata.
-Non dimenticate la cosa più importante: rilassatevi e divertitevi.
Sarà l'avvio di un circolo virtuoso di emozioni positive che vostro figlio non esiterà a rimandarvi indietro, arricchite ed amplificate.
Sabrina Anastasi
psicologo clinico
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